Hanno in serbo una sorpresa i difensori di Chiara Rizzo in vista dell'interrogatorio, in programma domani a Reggio Calabria nel carcere di Arghillà, della moglie di Amedeo Matacena, coinvolta insieme al marito nell'inchiesta Breakfast che ha portato all'arresto dell'ex ministro dell'Interno Claudio Scajola.
Ad anticiparlo all'ANSA è stato l'avvocato Bonaventura Candido, che insieme a Carlo Biondi difende la donna attorno alla quale, a torto o a ragione, ruota "l'affair Scajola". Chiara Rizzo, secondo i pm della Dda di Reggio Calabria che ne hanno ottenuto l'arresto, si sarebbe attivata con Scajola, utilizzando mezzi tutt'altro che leciti, per fare in modo che il marito venisse trasferito dagli Emirati Arabi, dove sta trascorrendo la sua latitanza dopo la condanna definitiva a cinque anni per concorso esterno in associazione mafiosa, in Libano, grazie anche all'interessamento dell'imprenditore catanzarese Vincenzo Speziali. Tesi che viene smentita dai difensori di Chiara Rizzo, secondo i quali, invece, le condotte dalle loro assistita "sono state assolutamente lecite". "Domani, nel corso dell'interrogatorio - ha detto l'avvocato Candido - depositeremo due documenti, in merito ai quali adesso non possiamo anticipare nulla, che dimostrano l'assoluta liceità delle sue condotte. In particolare, i documenti che depositeremo offrono un punto di vista totalmente diverso rispetto alle interpretazioni delle intercettazioni che riguardano la signora Rizzo riguardo i suoi contatti con Claudio Scajola e con gli altri indagati dell'inchiesta. Abbiamo fatto dieci ore di colloquio in due giorni con la nostra assistita e siamo adesso nelle condizioni di dare una spiegazione convincente a tutte le contestazioni che le vengono mosse". E così sicuro l'avvocato Candido che le prove a discarico che saranno presentate domani in favore di Chiara Rizzo saranno determinanti da arrivare al punto di annunciare, già da oggi, non soltanto un'istanza al Tribunale del riesame per chiedere la revoca del provvedimento restrittivo, ma anche una richiesta di scarcerazione per mancanza di esigenze cautelari. Insomma, per i difensori di Chiara Rizzo, la moglie di Matacena potrebbe uscire a breve dall'incubo in cui è finita, attendendo in stato di libertà la conclusione dell'inchiesta in cui è rimasta coinvolta. Bisogna vedere, però, come la pensano i due magistrati che hanno condotto, sotto le direttive del Procuratore della Repubblica di Reggio Calabria, Federico Cafiero de Raho, l'inchiesta, i sostituti della Dda reggina e della Procura nazionale antimafia Giuseppe Lombardo e Francesco Curcio, e quali saranno le loro mosse per dimostrare e consolidare le accuse a carico di Chiara Rizzo. Anche perché se si attenuasse, in un modo o nell'altro, la posizione della moglie di Matacena, l'intera inchiesta che vede al centro l'ex ministro Scajola subirebbe un contraccolpo non indifferente.(ANSA).