Anche nel giorno dei suoi funerali, il bomber Francesco Zerbi ha vinto. Perché la presenza di migliaia di persone che hanno affollato prima il Duomo durante le esequie, e subito dopo lo stadio, ha dimostrato che il “lupo” con impegno e sacrifici era riuscito, in vita, a conquistarsi la stima, l’amicizia e l’amore di tutti. Un grande uomo e un campione di sport al quale tutta la città (era presente il sindaco Tripodi), così come le comunità di Cittanova (presente il sindaco Cosentino) e di Mammola, insieme a calciatori, dirigenti e tifosi provenienti dall’intera provincia, hanno reso omaggio. La salma di Zerbi, ieri mattina, dall’ospedale cittadino ha raggiunto Mammola, dove ha sostato dinnanzi alla casa in cui il 34enne attaccante risiedeva con la moglie Jessica e gli adorati figli Melissa, Michele e Joele. Alle 14, l’arrivo in Duomo a Polistena. La bara era coperta dalle maglie e dalle sciarpe delle numerose squadre in cui ha militato. Il vice presidente del Comitato Calabria della Figc, Domenico Luppino, nel portare la solidarietà di tutte le società calcistiche calabresi, ha posto sulla bara di Francesco il gagliardetto della Federazione. Fino alle 17, una marea di gente ha reso omaggio al campione. La celebrazione eucaristica è stata presieduta da don Pino Demasi, e dal parroco di Mammola don Alfredo Valenti. Straziante ma composto il dolore di mamma Franca durante le esequie. «Una morte –ha detto don Pino –che è arrivata proprio quando Francesco, con tanto impegno e sacrifici aveva raggiunto l’obietti - vo di essere grande uomo e umile campione di sport. Non si poteva non volergli bene. Forse il Signore vuole dirci che non sei nostro, non sei dei tuoi amici, non sei dei tuoi compagni di squadra, dei tuoi cari. Sei suo».