Sono 29.274 le infrazioni ambientali accertate nel 2013, più di ottanta al giorno, più di tre l'ora. E’ decisamente poco rassicurante il quadro disegnato da "Ecomafia 2014", il dossier di Legambiente presentato stamane. In massima parte le infrazioni hanno riguardato il settore agroalimentare: il 25% del totale, con 9.540 reati, più del doppio dell’anno precedente (4.173); il 22% ha interessato la fauna, il 15% i rifiuti e il 14% il ciclo del cemento. Il fatturato ha sfiorato i 15 miliardi di euro "grazie al coinvolgimento di 321 clan che per i loro traffici hanno potuto contare spesso sull'aiuto di funzionari e dipendenti pubblici consenzienti o disonesti che hanno semplificato iter e processi autorizzativi in cambio di sostanziose mazzette". (AGI)
(AGI) - Roma, 11 giu. - Il business ecocriminale ha segnato una lieve flessione (nel 2012 era pari a 16,7 miliardi), dovuta - secondo i ricercatori di Legambiente - al calo degli investimenti a rischio, passati da 7,7 a 6 miliardi, "in una sorta di spending review per cui diminuendo la spesa pubblica diminuiscono anche le occasioni di guadagno per le cosche". Rimane sostanzialmente invariato il business illegale dei rifiuti speciali, pari a 3,1 miliardi di euro, e il fatturato dell’abusivismo edilizio, stabile a 1,7 miliardi.
Analizzando le tipologie di reato, "Ecomafia 2014" evidenzia un calo delle infrazioni rispetto al 2012 (-14%), frutto soprattutto della riduzione degli incendi, un aumento delle denunce (28.360, erano 28.132 l’anno precedente), il calo dei sequestri (7.764 nel 2013, 8.286 nel 2012), mentre il numero degli arresti rimane stabile a 160. Dal gennaio del 2013 ad aprile di quest’anno sono 21 le amministrazioni comunali sciolte per condizionamento mafioso. Aumentano i reati nel ciclo dei rifiuti, passati da 5.025 a 5.744, (+14,3%), con 6.971 denunce (+15,9%) e 90 arresti (+3,4%). Crescono anche i sequestri: 2.318 (+3,9%). Il 40% dei reati avviene nelle quattro regioni a tradizionale insediamento mafioso: Campania prima con 953 reati, il 17% del totale, seguita da Puglia, Calabria e Lombardia. Tra le province, prima è Napoli seguita da Roma, Reggio Calabria e Salerno. (AGI)
(AGI) - Roma, 11 giu. - Nel ciclo del cemento i reati segnano una diminuzione: 5.511 nel 2013 (-12,7%) ma salgono gli arresti (21) e calano denunce (7.155) e sequestri (1.566). Il 44,2% dei reati avviene nelle quattro regioni a tradizionale presenza mafiosa, Campania in testa. Napoli è la provincia più colpita. "Eclatante", per Legambiente, il boom dei reati nel settore dell’agroalimentare: dai 4.173 del 2012 si passa ai 9.540 dell’anno passato con il raddoppio delle denunce e 57 persone arrestate. In aumento pure i reati contro la fauna con infrazioni per commercio illegale di specie protette, abigeato, bracconaggio, allevamenti illegali, pesca di frodo, maltrattamenti e combattimenti clandestini: 8.504 totali, più 6,6%, con l’impennata degli arresti che passano da 7 a 67, con 7.894 denunce e 2.620 sequestri. La maggior parte dei reati si registra in Sicilia con 1.344 infrazioni, seguita da Campania (1.075) e Puglia (953). Nel complesso, il 46,9% delle infrazioni ambientali viene consumato in Campania (16,1%), Sicilia (12,2%), Puglia (10%), e Calabria (8,6%), regioni dove si registra anche il record delle persone denunciate (12.103), degli arresti (107), e dei sequestri (3.771). La regione del centro Italia con più ecocrimini è il Lazio con 2.084 reati, 1.828 denunce, 507 sequestri e 6 arresti, mentre la prima del nord è la Liguria con 1.431 reati. A livello provinciale la classifica vede in testa Napoli, seguita da Roma, Salerno, Reggio Calabria e Bari. Buone notizie sul fronte incendi, che diminuiscono dagli 8.304 del 2012 ai 3.042 del 2013 (- 63%); dimezzato il numero delle persone denunciate (da 742 a 375), in calo anche arresti (da 21 a 7) e sequestri (da 154 a 88). Nonostante ciò, resta alto il numero di ettari di superficie boscata percorsi dal fuoco: 1.304.
Dal dossier emerge, in sostanza, la realtà di "una imprenditoria ecocriminale, caratterizzata da un vivace dinamismo, a cui fa da contraltare l’immobilismo della politica nazionale: nel nostro Paese - denuncia Legambiente - vige ancora una legislazione a tutela dell’ambiente del tutto inadeguata, a carattere sostanzialmente contravvenzionale e basata su una vecchia impostazione che riconosce le ragioni dell’economia tralasciando i costi ambientali, sanitari e sociali". (AGI)
Sono 29.274 le infrazioni ambientali accertate nel 2013, più di ottanta al giorno, più di tre l'ora. E’ decisamente poco rassicurante il quadro disegnato da "Ecomafia 2014", il dossier di Legambiente presentato stamane. In massima parte le infrazioni hanno riguardato il settore agroalimentare: il 25% del totale, con 9.540 reati, più del doppio dell’anno precedente (4.173); il 22% ha interessato la fauna, il 15% i rifiuti e il 14% il ciclo del cemento. Il fatturato ha sfiorato i 15 miliardi di euro "grazie al coinvolgimento di 321 clan che per i loro traffici hanno potuto contare spesso sull'aiuto di funzionari e dipendenti pubblici consenzienti o disonesti che hanno semplificato iter e processi autorizzativi in cambio di sostanziose mazzette".Il business ecocriminale ha segnato una lieve flessione (nel 2012 era pari a 16,7 miliardi), dovuta - secondo i ricercatori di Legambiente - al calo degli investimenti a rischio, passati da 7,7 a 6 miliardi, "in una sorta di spending review per cui diminuendo la spesa pubblica diminuiscono anche le occasioni di guadagno per le cosche". Rimane sostanzialmente invariato il business illegale dei rifiuti speciali, pari a 3,1 miliardi di euro, e il fatturato dell’abusivismo edilizio, stabile a 1,7 miliardi. Analizzando le tipologie di reato, "Ecomafia 2014" evidenzia un calo delle infrazioni rispetto al 2012 (-14%), frutto soprattutto della riduzione degli incendi, un aumento delle denunce (28.360, erano 28.132 l’anno precedente), il calo dei sequestri (7.764 nel 2013, 8.286 nel 2012), mentre il numero degli arresti rimane stabile a 160. Dal gennaio del 2013 ad aprile di quest’anno sono 21 le amministrazioni comunali sciolte per condizionamento mafioso. Aumentano i reati nel ciclo dei rifiuti, passati da 5.025 a 5.744, (+14,3%), con 6.971 denunce (+15,9%) e 90 arresti (+3,4%). Crescono anche i sequestri: 2.318 (+3,9%). Il 40% dei reati avviene nelle quattro regioni a tradizionale insediamento mafioso: Campania prima con 953 reati, il 17% del totale, seguita da Puglia, Calabria e Lombardia. Tra le province, prima è Napoli seguita da Roma, Reggio Calabria e Salerno
Caricamento commenti
Commenta la notizia