I riflettori sugli affari loschi della ”famiglia” dominante sul territorio melitese, erano stati accesi, per l’ennesima volta, nel 2007, quando, all’esito di una inchiesta della procura antimafia, venne dato corso ad un’ordinanza di custodia cautelare contro presunti appartenenti alla cosca Iamonte. La chiave di volta per chiudere il cerchio investigativo era stata trovata attraverso una prolifica attività di intercettazioni telefoniche e grazie alle dichiarazioni del testimone di giustizia Saverio Foti, imprenditore del posto che sarebbe stato vessato dalla cosca. Denominata “Ramo spezzato”, l’operazione aveva rivelato l’esistenza di una organizzazione che, ruotando attorno ad elementi della cosca Iamonte, era dedita alla commissione di attività illecite. Tra i reati contestati avevano trovato posto la macellazione clandestina, ma anche l’estorsione e altro.