Reggio

Venerdì 25 Aprile 2025

Otto fermi dopo scarcerazione di Umberto Bellocco

L'operazione "Sant'Anna", che stamani ha portato al fermo di otto persone - sette eseguiti dai carabinieri del Ros e del Comando provinciale di Reggio Calabria e uno dal Goa dalla Guardia di finanza - scaturisce dagli esiti di due indagini sul contesto mafioso della Piana di Gioia Tauro, sviluppate in due periodi differenti: il primo tra settembre 2012 e ottobre 2013 sul latitante Giuseppe Pesce, di 34 anni, chiamato "Testuni", divenuto reggente dell'omonima cosca all'indomani della cattura, nell'agosto 2011, del fratello maggiore Francesco; il secondo, quale prosecuzione, tra gennaio e giugno 2014, in direzione del suocero Umberto Bellocco (77) e di altri appartenenti all'omonimo clan, di cui l'anziano boss è ritenuto il capo fondatore e di cui voleva riconquistare la leadership. Il primo segmento di indagine ha mirato principalmente alla localizzazione e al rintraccio del latitante Giuseppe Pesce, sfuggito alla cattura nell'operazione "All Inside", conclusa dai carabinieri nel maggio 2010. La pressione degli investigatori ed il fermo, tra aprile e maggio 2013, della moglie Ilenia Bellocco (45) e di quello che è indicato come il maggiore favoreggiatore Domenico Sibio (36), hanno indotto il latitante, il 15 maggio 2013, a costituirsi ai carabinieri di Rosarno. La prosecuzione dell'attività ha invece consentito di accertare le complessive dinamiche associative sviluppatesi nella consorteria dopo la scarcerazione di Umberto Bellocco, avvenuta nell'aprile scorso dopo una detenzione di 21 anni. Dalle indagini, secondo quanto riferito dalla Guardia di finanza, è emersa la dinamicità criminale di Umberto Bellocco, il quale, con la collaborazione dei più stretti sodali, la maggior parte appartenenti al medesimo contesto familiare, per riaffermare la propria leadership, anche attraverso il ripristino di preesistenti relazioni con esponenti apicali di altre cosche e la riorganizzazione delle attività illecite sul territorio di Rosarno. E' stato anche documentato come Bellocco e gli altri affiliati destinatari del medesimo provvedimento non solo avessero ampia disponibilità di armi, ma si siano siano attivati per reperirne altre ancora più potenti. Infine sono stati documentati gli interessi del sodalizio nel traffico di sostanze stupefacenti, nel cui ambito si inseriscono le convergenze investigative della Guardia di finanza, che vedono coinvolto Umberto Emanuele Oliveri, nipote di Umberto Bellocco, indicato dallo zio quale reggente degli interessi della cosca nei traffici illeciti all'interno del porto di Gioia Tauro.

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