Sul porto di Gioia Tauro, dopo il trasbordo delle armi chimiche siriane completato nelle scorse settimane, incombe lo spettro del licenziamento. A dare l’allarme, con un documento, è Domenico Laganà, segretario generale della Filt Cgil comprensoriale. "Un ulteriore e grave evento - dice - per i lavoratori portuali di Gioia Tauro: la Ico-Blg, attivando le procedure di licenziamento per 15 lavoratori, ha di fatto sancito come lo scalo gioiese ancora oggi sia senza le opportune strategie per lo sviluppo e i tanto richiesti strumenti atti a rendere tutta l'area competitiva, siano oggi più che mai necessari". "Certo - continua - la situazione dei lavoratori si aggrava ancor di più se si pensa che la ICO-BLG pur potendo attivare gli strumenti di salvaguardia per i lavoratori, come gli ammortizzatori sociali, per evitare drastiche riduzioni di personale, la stessa si dice contraria ad attivare tali misure se non solo con la stipula di un accordo che limiti i dispositivi contrattuali (indennità di flessibilità, utilizzo ed assegnazione delle ferie sulle giornate di assenza nave e la non retribuzione delle prime tre giornate di malattia a carico del datore di lavoro). Come sindacato - aggiunge - in uno dei momenti più difficili dell’attività del terminal auto non crediamo che un’ulteriore umiliazione per i lavoratori sia sostenibile è necessaria, il ricatto di vedersi sottratti i diritti contrattuali oltre che di legge è un metodo infelice di ricattare le organizzazione sindacali ed i lavoratori che già, qualora andasse bene si vedrebbero sottratta parte della retribuzione con l’avvento degli ammortizzatori sociali". (AGI)
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