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Omicidio Pioli, stangata dell’accusa: «Tre ergastoli e 27 anni di carcere»

 Tre ergastoli, 22 anni e 4 anni e mezzo. È racchiuso tutto nelle pesantissime richieste di condanna del pubblico ministero Giulia Pantano, il drammatico procedimento per la morte di Fabrizio Pioli. Un “delitto d'onore” l’ha più volte ribattezzato il pubblico ministero che per oltre sei ore ha ricostruito i drammatici contorni della vicenda che ha sconvolto, una sera di febbraio di due anni fa, la Piana di Gioia Tauro. Una sete di vendetta quella che avrebbe animato la famiglia Napoli, per difendere il proprio onore dinanzi all'affronto di Fabrizio. Quindi il richiamo ad una frase di Antonio Napoli, «meglio una figlia morta che disonorata », per meglio descrivere alla Corte d'Assise del Tribunale di Palmi, presieduta dal giudice Silvia Capone, il contesto sociale dove è maturato il delitto. La ricostruzione della Pantano è lunga e dettagliata. Si parte dal rapporto tra Simona Napoli e Fabrizio, i primi contatti sui social network, gli incontri e le visite nella casa di Gioia Tauro, dove Simona viene presentata anche al padre di lui. Ci sono “misteri” attorno alla figura di Simona che non dichiara a Fabrizio il suo vero cognome ma instaura con lui un rapporto. Fino a quel giorno di febbraio. Fabrizio va a trovare Simona nella sua casa di Melicucco: è l'inizio della fine. Qualcosa va storto, infatti, in quella giornata. I genitori di lei si accorgono della presenza dell’intruso in casa; la figlia, d'altronde, e' una donna sposata con un figlio. Fabrizio e Simona si separano, sarà l'ultimo istante che trascorreranno assieme. Alla scomparsa di Fabrizio, che coinciderà anche con la latitanza di Antonio Napoli, padre di Simona, seguirà un anno di angoscia per familiari ed amici, che potranno piangere il corpo del giovane soltanto un anno dopo, quando, alla consegna di Antonio Napoli, seguirà il ritrovamento del suo cadavere. Dalla prossima settimana sarà il turno dei collegi difensivi. Il tutto farà da preludio alla camera di consiglio ed alla lettura del dispositivo di sentenza. Intanto il primo importante punto è rappresentato dalle richieste di condanna del Pm Giulia Pantano: riecheggia per tre volte la parola ergastolo, condanna massima con isolamento diurno, richiesta per Antonio Napoli (avvocati Marcella Belcastro e Angelo Sorace), per il figlio Domenico Napoli (avv.ti Nino Marazzita e Belcastro) e per il nipote Francesco Napoli (avv.ti Guido Contestabile e Sorace). Per la mamma di Simona, Rosina Napoli (avv.ti Guido Contestabile e Angelo Surace), tornata libera da qualche settimana, la richiesta di condanna ammonta a 22 anni. Infine, 4 anni e 6 mesi sono stati richiesti per Domenico Galatà (avv. Luca Agostino), che risponde a piede libero per il reato di favoreggiamento.

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