Reggio

Sabato 23 Novembre 2024

Teste 'ndrangheta suicida, condannati familiari e avvocati

giustizia

Un avvocato ed i familiari di Maria Concetta Cacciola, la testimone di giustizia deceduta nel 2011 dopo aver ingerito dell'acido muriatico, sono stati condannati dal Gup di Reggio Calabria per le minacce e le violenze perpetrate nei confronti della donna per costringerla a ritrattare le accuse contro i suoi familiari e la cosca della 'ndrangheta dei Bellocco. Il gup ha condannato a sei anni e sei mesi di reclusione il padre di Maria Concetta, Michele Cacciola, a cinque anni e otto mesi il fratello Giuseppe, a quattro anni e dieci mesi la madre Anna Rosalba Lazzaro ed a quattro anni e sei mesi l'avvocato Vittorio Pisani. Un altro avvocato, Gregorio Cacciola, coinvolto nella stessa inchiesta, ha scelto di essere processato con il rito ordinario. I cinque sono stati arrestati nel febbraio scorso per maltrattamenti in famiglia, violenza privata, violenza o minaccia per costringere a commettere un reato e favoreggiamento personale aggravati dall'avere favorito un sodalizio mafioso. Le indagini hanno preso il via dopo che i giudici della Corte d'assise di Palmi e quelli di secondo grado di Reggio Calabria hanno disposto la trasmissione degli atti alla Dda al termine del processo nel quale sono stati condannati per maltrattamenti i familiari della testimone di giustizia. I giudici hanno inviato gli atti alla Procura affinché indagasse in ordine al reato di omicidio per "avere impiegato un mezzo venefico ed agito con premeditazione". Maria Concetta Cacciola, nipote del boss Gregorio Bellocco, cognato del padre Michele, aveva deciso di collaborare con la giustizia ed era stata trasferita in una località protetta dove era rimasta fino al 10 agosto del 2010, quando decise di tornare a Rosarno per riabbracciare i figli rimasti a casa dei nonni in attesa del perfezionamento delle pratiche per il loro trasferimento. Il 20 agosto successivo morì per ingestione di acido muriatico. Secondo l'accusa, i familiari della donna ed i due legali avrebbero indotto Maria Concetta Cacciola a registrare una dichiarazione in cui affermava che tutto quello che aveva detto fino a quel momento era frutto delle costrizioni e delle pressioni dei magistrati. (ANSA).

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