L’importanza dei rituali e la continua richiesta di “formule” è un dato che nel corso delle indagini di “Crimine” emerge sovente dalle intercettazioni. La scrupolosa osservanza di questi rituali deriva dalla rigida applicazione delle “regole” anche nella ordinaria attività di un locale all’estero. Nello specifico, il 20 dicembre 2009, a seguito di rogatoria con le autorità tedesche il Landeskriminalamt Baden- Württemberg di Stoccarda, delegato dalla Procura di Costanza delle indagini su personaggi riconducibili a Bruno Nesci (condannato in appello dell’abbre - viato di Crimine a 8 anni e 4 mesi quale presunto esponente di vertice della locale di Singen, in Germania), captava una conversazione ambientale di notevole interesse, che riguardava il rituale di una riunione di ‘ndrangheta con le formule di apertura e chiusura. Le indagini tedesche consentivano di selezionare alcuni obiettivi e focalizzare l’attenzio - ne su un esercizio pubblico nel quale, a fine dicembre 2009, gli investigatori registravano i contenuti e le forme della “società” di ‘ndrangheta che si riuniva alla presenza di 5 persone: Salvatore Femia (condannato nell’abbreviato di Crimine a 5 anni), gestore dell’esercizio commerciale, Tonino Schiavo (6 anni), Claudio Cianciaruso (4 anni), Antonio Angelo Cianciaruso (8 anni in primo grado dell’ordina - rio), e tale Salvatore Ciancio. Tra i passaggi di interesse investigativo, riportati nell’informativa “Patriarca” del Comando provinciale dei carabinieri di Reggio Calabria, gli investigatori rilevavano come l’inizio del rito veniva preceduto dal reciproco saluto dei presenti che si scambiavano un “Buon vespro”. Quindi Salvatore Femia avrebbe proseguito riferendosi al “lo - cale”: «Io lo battezzo come lo hanno battezzato i nostri tre cavalieri di Spagna... i nostri tre cavalieri che dalla Spagna sono partiti, da Roma sono passati, per Roma so... no... (inc.) a Napoli sono sbarcati e in Sicilia si sono fermati e in Calabria hanno formato. Se loro hanno battezzato con ferri e catene, con ferri e catene lo battezzo io, se loro hanno battezzato con carceri scuri e con carceri scuri e carceri penali, con carceri scuri e carceri penali lo battezzo io, se loro hanno battezzato con rose e fiori, con rose e fiori la battezzo io e mi riserbo: (inc.) specchi e spilli e località con parole di umiltà è battezzata questa località ». Una volta battezzata la località, il capo società “forma” la “società”, attraverso questo rituale che avrebbe pronunciato ancora Femia: «Il mio (inc.) la mia pancia è una tomba il mio petto è una palata con parole di umiltà è formata la società!». Dopo la riunione il presunto capo società provvedeva a sformare la società prima e a dichiarare il locale in cui si sono riuniti, non più un luogo sacro ma un mero locale di transito. Il rito è anticipato ancora una volta dallo scambio reciproco del “buon vespro”, quindi Femia pronunciava un «Siete conformi?», e tutti rispondevano «Sì». Al che Femia proseguiva con il rito di chiusura: «A raccogliere queste dolci parole sparse nei mie saggi compagni e io le metto in un cassetto di noce fino finissimo e lo vado a sotterrare in fondo al mare, chi scoprirà verrà predicato e giudicato da uno... tre... cinque... coltellate al cuore come prescrizione della regola sociale ». E ancora: “Buon vespro! Siete conformi a sformare questa società?» In coro: “Sì!”. Con Femia che pronunciava la formula: «La mia pancia è una tomba il mio petto una palata, con parole di umiltà e sformata la società!», per chiudere: «Adesso la riconosco come un locale di transito e passaggio».