Le tariffe della Tares erano legittime e il tributo (adesso accorpato nella Tasi) si doveva e si dovrà pagare. È questo quanto ha stabilito il Tribunale amministrativo che ha respinto quasi 170 ricorsi presentati da cittadini, associazioni, mondo imprenditoriale e produttivo che avevano alzato le barricate contro il tributo deliberato da Palazzo San Giorgio. I ricorsi sono stati in parte dichiarati inammissibili e in parte respinti. Nel testo della sentenza del Tar reggino si legge innanzitutto che «sulle censure contro le cartelle di pagamento va dunque dichiarato il difetto di giurisdizione amministrativa, poiché sussiste la giurisdizione del giudice tributario, dinanzi al quale il giudizio potrà essere riassunto » ma anche nel merito della vicenda è stata dichiarata corretta la linea della commissione straordinaria. «ll Comune – si legge sempre nel testo della sentenza – in considerazione delle sue difficoltà finanziarie, risultanti dagli atti e anche dagli scritti acquisiti nel corso del giudizio – ha ritenuto di dover procedere all’integrale recupero dei costi e di non prevedere alcuna ipotesi di riduzione: tale determinazione risulta con evidenza rispettosa della normativa di riferimento, nonché con i principi generali sulla finanza pubblica, poiché una scelta diversa – volta ad introitare somme di importo inferiori – si sarebbe dovuta basare sulla identificazione di somme disponibili risultanti dal bilancio, che in realtà non risultano né sono state indicate dai ricorrenti». E poi sempre i giudici proseguono: «Risultano poi generiche (e vanno dichiarate manifestamente infondate) le censure sulla violazione degli articoli 23 e 53 della Costituzione che ad avviso dei ricorrenti deriverebbero dalla particolarità del tributo locale, che avrebbe trattato in maniera identica situazioni diverse, fissando una medesima aliquota per immobili di uguali dimensioni, sebbene ubicati in differenti zone del territorio comunale ». A questo punto occorre chiamare in causa soprattutto Paolo Ferrara, esponente del movimento “Liberi di Ricominciare” e ora candidato a sindaco che aveva condotto la battaglia e aveva anche invitato i contribuenti a osteggiare il tributo sui rifiuti. Dopo gli annunci, le conferenze stampa e anche la previsione di una veloce definizione della controversia (ultima udienza a giugno scorso), nessuna comunicazione è arrivata dallo stesso agli utenti sull’esito del ricorso. Il tributo sulla spazzatura andava pagato e dovrà essere pagato nei modi e nelle misure decise dal Comune.
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