Un'operazione dei carabinieri del Comando provinciale di Reggio Calabria ha portato all'esecuzione di 26 decreti di fermo emessi dalla Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria a carico di appartenenti alla cosca di 'ndrangheta dei Bellocco operativa a San Ferdinando, centro sulla costa tirrenica reggina. Le accuse, a vario titolo, sono associazione mafiosa, traffico di droga, estorsioni, danneggiamenti, intimidazioni. Sequestrate anche aziende tra le quali ristoranti, negozi e attività imprenditoriali.(ANSA).
Ancora una volta, purtroppo, mentre si inizia ad indagare sulle cosche della 'ndrangheta, si finisce, nel prosieguo, ad incrociare anche amministratori pubblici locali". Così il procuratore di Reggio Calabria, Federico Cafiero de Raho, ha sintetizzato, incontrando i giornalisti, l'operazione Eclissi condotta contro la cosca Bellocco che ha portato all'arresto del sindaco, del vicesindaco e di un consigliere comunale di minoranza di San Ferdinando. "Attentati a mezzi, intimidazioni, estorsioni, intestazione fittizia di beni e persino contrabbando - ha proseguito il Procuratore - trovano corpo grazie ad un'attenta azione di carabinieri. Le cosche Bellocco, Cimato, Pantano e Pesce erano interessate all'appalto per la raccolta dei rifiuti solidi urbani a San Ferdinando imponendo all'impresa vincitrice della gara d'appalto una tangente mensile che veniva regolarmente corrisposta agli uomini della 'ndrangheta per tenere il 'buon ordine'. L'insorgere di alcuni attentati ai mezzi della ditta in questi ultimi mesi, però, ha fatto comprendere che qualcosa si era rotto nel pur precario equilibrio degli accordi mafiosi. I titolari dell'impresa, infatti, dopo l'incendio di un compattatore, si sono recati al Comune per chiedere la rescissione del contratto, cosa che è avvenuta. La successiva gara d'appalto consegnava il servizio ad una nuova impresa, stavolta di Palmi". "Devo aggiungere con rammarico - ha sottolineato Cafiero de Raho - che in passato a San Ferdinando, mentre si svolgevano manifestazioni pubbliche per la legalità, contemporaneamente si favorivano le aspirazioni della criminalità organizzata di quel territorio". "Anche questa inchiesta - ha detto il procuratore aggiunto Ottavio Sferlazza - con il coinvolgimento di uomini delle istituzioni, testimonia come il fenomeno mafioso costituisca un serio problema per la democrazia. Convivere con la mafia, come ha affermato qualcuno tempo addietro, è una condizione che va invece rigettata con fermezza". (ANSA).
"L'operazione della Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, coordinata dal Procuratore Cafiero de Raho, che ha portato a provvedimenti di fermo di 26 appartenenti alla cosca Bellocco rappresenta un altro colpo importante che la magistratura reggina ha inferto alla ndrangheta". Lo affermano in una nota congiunta il segretario generale della Cgil della Calabria, Michele Gravano, ed il segretario della Piana di Gioia Tauro, Nino Costantino. "Ancora una volta - aggiungono - è stato scoperchiato il connubio perverso fra pezzi di cattiva politica e dell'imprenditoria con una delle cosche più attive e sanguinarie della Piana di Gioia Tauro. Il fatto che importanti rappresentanti istituzionali, a cominciare dal Sindaco di San Ferdinando, siano stati, secondo le indagini della magistratura, parte attiva nel distorto sistema degli appalti e degli altri affari gestiti dalla cosca, evidenzia purtroppo quanto ancora c'è da lavorare in termini di trasparenza e moralità dell'agire politico". "Per fortuna, oltre al prezioso lavoro della magistratura reggina - proseguono Gravano e Costantino - nel territorio della Piana di Gioia Tauro ci sono importanti espressioni della società, come il sindacato, la Chiesa, il volontariato laico e cattolico, giornalisti coraggiosi, noti imprenditori che continuano quotidianamente a battersi per i diritti delle persone e contro la ndrangheta". (ANSA)
"Pur non facendo parte dell'associazione, forniva un concreto, specifico, consapevole e volontario contributo alla cosca Bellocco-Cimato, come referente politico del sodalizio". E' l'accusa contestata nel decreto di fermo emesso dai magistrati della Dda di Reggio Calabria nei confronti del sindaco di San Ferdinando Domenico Madaffari, sottoposto a fermo e posto agli arresti domiciliari per concorso esterno in associazione mafiosa. In particolare, Madaffari è accusato di avere rilasciato uno stato di famiglia falso per consentire ad un affiliato alla cosca di ricevere in carcere la visita della compagna. Ma soprattutto è ritenuto responsabile di essersi speso, nel marzo scorso, affinché l'appalto per la raccolta dei rifiuti solidi urbani di San Ferdinando finisse ad una società di Palmi sulla quale era confluito il gradimento delle due 'ndrine dopo che la società precedente vi aveva rinunciato a causa di un'intimidazione. In questa operazione, secondo l'accusa, Madafferi avrebbe seguito le indicazioni del consigliere di minoranza Giovanni Pantano, ritenuto "intraneo alla cosca Pesce-Pantano", e raccolto il placet di Santino Celi, vice sindaco "ed esponente - scrivono i pm nel decreto di fermo - della cosca Bellocco-Cimato". Sia Celi che Pantano sono stati fermati con l'accusa di associazione mafiosa. Secondo la Dda, Celi è "partecipe alla cosca Bellocco-Cimato nella qualità di referente politico" e "più in generale, é a completa disposizione degli interessi della cosca". A Celi, che è anche accusato di danneggiamento quale mandante di una intimidazione a colpi di pistola ai danni di una coppia di ristoratori, secondo l'accusa faceva da "contraltare", per conto dell'altra cosca, Giovanni Pantano, indicato quale "partecipe dell'associazione, alle dipendenze del capo e fratello Giuseppe nonché referente politico della cosca di appartenenza". Agli atti dell'inchiesta c'è anche un'intercettazione tra due indagati in cui si fa riferimento ad un carabiniere, "particolare - è stato detto nel corso della conferenza stampa da inquirenti ed investigatori - che stiamo verificando ma che non ha in nessun modo ostacolato la felice conclusione dell'indagine". "Voglio sottolineare - ha aggiunto il comandante provinciale di Reggio Calabria dei carabinieri Lorenzo Falferi - che tra le intercettazioni vi è un dialogo tra due esponenti delle cosche in cui si fa riferimento chiaro al comandante della stazione carabinieri di Rosarno in termini minacciosi. Deve soffrire e deve piangere, dicono i mafiosi, per quel che sta facendo, cioè le indagini che hanno portato al loro successivo fermo". (ANSA).
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