«Indaghiamo sulla ’ndrangheta e immancabilmente finiamo nella politica». Così disse qualche tempo fa il procuratore Cafiero de Raho e così è stato anche questa volta nell’inchiesta “Il Padrino”. ’Ndrangheta e politica non sanno camminare distinte e distanti ma sono irresistibilmente attratte l’una verso l’al - tra. Un’attività «che –si legge nel decreto – certamente non può riguardare il legittimo esercizio del diritto di voto del cittadino, ma piuttosto conferma dell’in - teressamento e dell’impegno della cosca Tegano nel far propaganda elettorale a favore dell’esponente di “sinistra”De Gaetano, attraverso in particolare l’attiva mediazione dei fratelli Pellicano, Giovanni e Francesco, associati apicali della predetta associazione a delinquere di stampo ’ndranghetista e in contatto con le altre famiglie ‘ndranghetiste calabre». Gli inquirenti nel decreto firmato dai pm Cafiero de Raho, Lombardo e Ammendola in maniera netta, anche alla luce del materiale pubblicitario elettorale riguardante De Gaetano ritrovato nel covo dell’allora latitante Giovanni Tegano, sottolineano la sussistenza «di un piano di condizionamento del libero svolgimento delle turnazioni elettorali del mese di marzo 2010 e con esso il palesamento di un appoggio politico elettorale posto in essere dalla cosca Tegano in favore di un determinato candidato del momento, anche facendo ricorso all’aiuto trasversale di soggetti apparentemente terzi». Sono gli stessi inquirenti a rimarcare il dato rispetto al quale De Gaetano risultò poi eletto con una «una cascata impressionante e inaspettata di preferenze, a fronte di una militanza politica in uno schieramento partitico storicamente insolito per il panorama reggino». Contro Nino De Gaetano non ci sono contestazioni formali, nessuna accusa è stata (finora) mossa a carico dell’ex consigliere regionale, ma il quadro che emerge dal decreto di fermo è inquietante. Per la Dda, si tratta di una vicenda «particolare e incresciosa, che squarcia in modo violento alcuni retroscena legati alle discutibili metodologie di appoggio e promozione politico-elettorale adottate in questo capoluogo da esponenti delle cosche mafiose». A soli 23 anni assessore al Commercio della giunta Falcomatà, De Gaetano – sintetizzano gli inquirenti – forte di un numero importante di preferenze, cambia partito, transitando dalla Federazione della Sinistra al Partito democratico, ma non manca un’ele - zione. A contribuire in maniera decisiva alla sua campagna elettorale –emerge dal fermo –sono stati elementi di vertice del clan Tegano come i fratelli Pellicano, che assieme al suocero del politico – Giuseppe Suraci, storico medico di famiglia degli arcoti, deceduto lo scorso anno – si sarebbero spesi per raccogliere preferenze per De Gaetano. Una posizione non facile quella dell'anziano dottore, che in passato aveva sempre sostenuto il cognato l’ex segretario questore Giovanni Nucera, ma nel 2010 asseconda le ambizioni politiche del futuro genero. Ma Nino De Gaetano non ci sta e reagisce: «La mia storia politica e personale testimonia l’assoluta incompatibilità della mia persona con ambienti e/o forze di estrazione criminale. L’assoluta estraneità nei confronti di ambienti “mafiosi” e/o contigui alla parte malata della società è facilmente desumibile dagli atti politico-amministrativi da me posti in essere nel corso della mia attività istituzionale quale consigliere e assessore comunale di Reggio Calabria, prima, e quale assessore e consigliere regionale della Calabria, poi. Ribadisco ancora una volta di non aver mai intrattenuto rapporti di alcun genere con le persone oggetto delle misure cautelari di cui all’indagine in corso. La superiore circostanza si desume, anche, dalla considerazione di non essere oggetto di indagine da parte dell’Autorità Giudiziaria, atteso che la mia persona non risulta indagata». «Sottolineo con forza la circostanza che quanto sopra puntualizzato ho già avuto modo di spiegare efficacemente nell’immediatezza delle elezioni regionali del 2010 (quando furono diffusi ad arte i primi “rumors” sul consenso elettorale da me ottenuto) sia attraverso una conferenza stampa sia in un incontro, da me richiesto e voluto, con la Procura della Repubblica di Reggio Calabria. In ogni caso, nel ribadire che tutelerò, nelle forme più conducenti, la mia dirittura morale e la mia storia politica e personale contro qualsiasi attacco volto a infangare la mia persona – conclude De Gaetano –, dichiaro la mia disponibilità, oggi come allora, a collaborare con l’Autorità Giudiziaria, nella quale ripongo massima fiducia, al fine di dissipare ogni ombra sulla mia persona e sulla mia attività politica»
Caricamento commenti
Commenta la notizia