Cardiochirurgia, la procedura di attivazione si è bloccata. E lo scandalo continua. Mentre si continua a pagare il leasing per le attrezzature che da nuove stanno diventando ormai obsolete e mentre la Guardia di Finanza prosegue negli accertamenti sulle spese sostenute per una struttura mai entrata in funzione, viene fuori un'ultima novità: l'iter di attivazione si è arrestato. La procedura di esternalizzazione del servizio decisa dall'ex governatore Giuseppe Scopelliti e sostenuta dall'ex direttore generale degli Ospedali Riuniti, Carmelo Bellinvia, non è stata approvata dal tavolo di verifica ministeriale a Roma sul piano di rientro. Questo probabilmente alla luce del fatto che la procedura poteva gravare sui costi del bilancio sanitario regionale. Di fatto quella manifestazione di interesse che aveva visto la partecipazione di importanti gruppi è rimasta lettera morta. Era stata indetta oltre un anno addietro e ancora tutto era in attesa di verifiche e responsi. Sta di fatto che nelle scorse settimane il commissario al piano di rientro Luciano Pezzi si era interessato nuovamente al problema e con il sub commissario Urbani aveva avviato una serie di iniziative volte a superare il blocco per l'attivazione della Cardiochirurgia. Per questo era spuntata l'ipotesi di un coordinamento con strutture del Nord Italia dove la divisione già esiste per avviare le macchine e far entrare in funzione il reparto specialistico, adesso latente, negli ospedali Riuniti. Erano già stati presi dei contatti ed erano già arrivate conferme dalle aziende ospedaliere della Lombardia ma il tutto si è nuovamente arenato e i locali restano chiusi. Ancora occupati dal reparto di neonatologia. Il nuovo blocco è stato provocato dal caos che si è venuto a creare nel dipartimento della sanità regionale. Pezzi dovrebbe perdere il ruolo di commissario che dovrebbe passare nelle mani del presidente della Regione Oliverio. Ma ancora non c'è alcuna nomina e tutto rimane in stand by. Il tempo passa, dunque e lo scandalo della cardiochirurgia resta.