Movimenti di contenitori stabili verso il basso, media produzione ai minimi dal 2011 a oggi, bassissima percentuale di assenteismo nel piazzale ma cassintegrazione sempre sopra le 400 unità mensili. Sono questi i numeri del porto di Gioia Tauro consegnati dall’azienda terminalista dello scalo, Medcenter Container Terminal, alle organizzazioni sindacali. Un quadro che fotografa uno scalo in sostanziale stallo, a fronte di un tanto auspicato rilancio, del mega porto calabrese che guarda al nuovo anno sempre con le solite aspettative rosee ma con gli spettri chela fanno ancora da padrone. Da quando, infatti nel 2011 è partita la cassintegrazione, l’unica a guadagnarci (ma solo in termini di risparmio di denari) è stata Mct. I conti sono migliorati grazie ai sussidi governativi per far fronte all’esubero di personale più volte denunciati ma il resto è rimasto sostanzialmente uguale. E questo non fa ben pensare per il futuro. Il traguardo dei tre milioni di contenitori all’anno movimentati da un lato ha fatto ben sperare per il futuro ma le incognite restano tutte e soprattutto fa paura la circostanza che sullo scalo c’è il silenzio generale della politica romana. Anche con questi numeri di movimentazione container, infatti, lo scenario lavorativo sembra nefasto. Perché la società quando ha presentato il piano di riorganizzazione al ministero del Lavoro ha parlato di un’e c c edenza di personale da ricollocare nella zona retroportuale. Quella zona che, però, a distanza di anni resta sempre più nel limbo e ormai priva di ogni fonte di sviluppo. A testimoniare anche il disinteresse per l’area c’è anche il caso dei 25 milioni di euro promessi dal ministero dello Sviluppo Economico per gli investimenti della logistica. Il bando, pubblicato a gennaio del 2014 sembra essere rimasto lettera morta (ma non solo quello. La Zona Economica speciale non è stata ancora avviata anche perché i benefici li vuole la Regione Lombardia e il Governo è in difficoltà; neppure le misure richieste da anni da Mct sono state esaudite e quindi il 2015 si apre con le solite paure di uno scalo che viaggia perennemente nell’incertezza. La Regione con il suo neo presidente Mario Oliverio vuole puntare molto sullo scalo di Gioia Tauro ma di interventi, almeno per il momento non se ne sono visti. E in effetti sarà difficile vederne dal momento che la partita sul porto si gioca sempre lontano dalla Calabria. Il dossier consegnato da Oliverio a Renzi punta proprio a ottenere risposte certe e immediate sul destino dello scalo ma dalla Capitale risposte non sembrano arrivare. Il tutto mentre a Gioia si sta giocando una gigantesca partita commerciale. La Msc vorrebbe diventare maggioranza nella gestione del terminal. In questo scenario ancora da definire si inseriscono diverse partite aperte: l’alleanza tra la compagnia dell’armatore Aponte e la Maersk (che non sembra al momento portare significative ricadute positive sulle movimentazioni), il nuovo assetto della Mct e, infine, la nomina del nuovo presidente dell’Autorità portuale. Grimaldi sicuramente lascerà Gioia in primavera e al momento non c’è un favorito alla corsa per la presidenza dell’Ente portuale. In tutto questo contesto confuso si guarda al luglio prossimo quando la società dovrà chiedere al ministero la proroga tecnica di un anno della cigs. Se poi ancora non cambierà nulla, l’unica strada è quella della messa in mobilità dei dipendenti. A meno che qualcuno si svegli.