Rifugi a 5 stelle e pure altamente “produttivi”, autentica fonte di guadagno per la cosca. Bunker, insomma, confortevoli e spaziosi al punto d’avere pure un salone dove, in caso di necessità e lontano da sguardi indiscreti, tenere riunioni di ’n d r a ngheta. Ma pure covi così grandi in fatto di dimensioni (circa 600 metri quadrati, ossia qualcosa come due campi di calcetto) dove, senza dare all’occhio, coltivare centinaia e centinaia di piante di canapa indiana il cui commercio avrebbe consentito di rimpinguare a dovere le casse del clan di appartenenza. Tra stupore e meraviglia sono stati questi i principali particolari balzati subito agli occhi degli investigatori dell’Arma che hanno fatto la scoperta a conclusione di un lavoro investigativo certosino e preciso come la superficie di un parquet messo in posa. Il bunker è stato localizzato a Bovalino dai carabinieri del gruppo di Locri e dai militari dello squadrone eliportato Cacciatori Calabria. Conoscendo molto bene il territorio di competenza e monitorando tutti gli strani movimenti di persone ritenute affiliate o “vicine” alla criminalità organizzata, quella dei clan aspromontani per intendersi, che ormai operano e si muovono con disinvoltura, gestendo di tutto e di più nella cittadina costiera della Locride, gli investigatori dell’Arma, coordinati dalla Dda di Reggio Calabria e guidati dal colonnello Giuseppe De Magistris e dal suo braccio destro, tenente colonnello, Alessandro Mucci, sono riusciti a scoprire il mega bunker. Un rifugio utilizzato in passato – secondo gli investigatori – da componenti del clan sanluchese dei Pelle-Vottari, una consorteria, in particolare la “famiglia” Vottari “Frunzu”, implicata nella interminabile e sanguinosa Faida di San Luca, culminata la sede di Ferragosto del 2007 in Germania, nella strage di Duisburg. Il bunker sotterraneo è stato scoperto in contrada Selvaggine sotto un capannone, solitamente utilizzato come deposito di mezzi agricoli, gestito da un 61enne di Bovalino. Dentro il rifugio, delle dimensioni di metri 50x12, per un superficie complessiva, dunque, di 600 metri quadrati, erano stati allestiti due ambienti di genere diverso. Nel primo era stata, infatti, allestita una zona residenziale con ogni comfort mentre l’altra ala del rifugio era stata destinata per essere usata per la coltivazione della canapa indiana. Nella zona residenziale c’erano due posti letto, cucina, bagno con tanto di box doccia e una stanza adibita a salone. Nell’area usata per la coltivazione della canapa indiana i carabinieri hanno trovato circa mille vasi in plastica contenenti terra, sacchi di concime, decine di fusti di fertilizzante liquido, lampade alogene e aeratori. L’accesso al rifugio era possibile attraverso una botola, coperta da balle di paglia, situata in un angolo del capannone. La scoperta del bunker è stata fatta a seguito anche dei numerosi controlli e, soprattutto, delle diverse perquisizioni fatte nelle periferie di Bovalino e Benestare, finalizzate alla ricerca del latitante sanluchese, Antonio Pelle, 27 anni, condannato a 12 anni per associazione mafiosa nel processo “Fehida”. Sul capo di Pelle, inoltre, pende un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Tribunale di Roma per associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti. Sia il bunker, realizzato in muratura, sia tutto il materiale trovato all’interno dello stesso mega rifugio, sono stati posti sotto sequestro su disposizione dell’autorità giudiziaria competente. Va rilevato, infine, che appena un mese fa alla periferia di Benestare i carabinieri erano già riusciti ad individuare un altro bunker, realizzato all’interno di un container, sotterraneo.
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