Un “buco nero” i n i m m a g i n abile. Un vero e proprio esercito di debiti. Quello che viene fuori leggendo i primi dati della procedura fallimentare della Veolia, la società che ha gestito a lungo molti impianti di trattamento e lavorazione dei rifiuti in Calabria, tra cui anche l’unico inceneritore, e che era socia anche della Sorical, è un vero “profondo rosso”. Al Tribunale di La Spezia nei confronti della società “Festioni Ambientali snc” satellite del colosso franco-italiano sono state depositate oltre 900 domande di crediti. Un elenco impressionante tanto che si è dovuto stilare un calendario spalmato da marzo a maggio per esaminare tutte le posizioni. Ci sono dipendenti della società che era presente a Rossano, Crotone, Gioia Tauro, Siderno e Reggio Calabria, imprese che a vario titolo hanno avuto rapporti con Veolia, professionisti ma anche molti enti pubblici. Tra questi spiccano il Consorzio di Sviluppo Industriale di Reggio Calabria e gli uffici dell’ex commissario delegato per la gestione dell’ emergenza rifiuti in Calabria tramite la presidenza del Consiglio dei Ministri che ha depositato la richiesta di ammissione nella massa del passivo con l’A vvocatura dello Stato. Proprio questa richiesta è quella più importante perché dall’eventuale riconoscimento dei crediti potrebbero arrivare tanti soldi nelle casse della Regione. L’ex commissario aveva certificato crediti per 132 milioni di euro nei confronti di Veolia durante la fase del concordato preventivo ma i commissari giudiziali avevano escluso quelle risorse perché «non conosciute e contestate». Allora si era trattato di un vero e proprio pasticcio burocratico: i crediti il commissario li aveva resi noti agli organi del Tribunale ligure di La Spezia a ridosso dell'udienza ma non li aveva neppure notificati a Veolia che quindi aveva dichiarato di non conoscerli. Adesso le speranze di avere indietro almeno parte di quei soldi si riaccendono. Anche se c’è da considerare che il braccio di ferro giudiziario ha anche premiato lo stesso gruppo aziendale contro la stessa Regione. Adesso per i soldi richiesti dall’ex commissario si dovrà attendere l’ok prima dei curatori e poi dal giudice delegato del Tribunale fallimentare di La Spezia. La partita del fallimento di Veolia in Calabria è molto complessa dal momento che ci sono in ballo somme milionarie contese (ci sono contenziosi ancora pendenti) e sono in ballo anche ricadute economiche per i lavoratori poi riassorbiti in “Ecologia oggi”. E proprio per la complessità della situazione di Veolia sono stati nominati due curatori fallimentari, gli stessi che avevano curato la precedente fase agonizzante del colosso dei rifiuti, Riccardo Dessì e Saverio Reggi. Un epilogo già scritto, forse quello di Veolia in fuga dall’Italia, che in Calabria assume i contorni di un fallimento complessivo del settore dell’immondizia. Il prossimo 4 marzo inizierà il procedimento di verifica delle somme richieste dalla centinaia di creditori ma per risolvere la matassa e avere le idee più chiare bisognerà attendere solo la prossima estate. Un’odissea interminabile per una delle parentesi più controverse degli ultimi anni nella nostra regione. Un’azienda che aveva deciso di investire su due business milionari (acqua e rifiuti) che in poco tempo è letteralmente collassata su se stessa arrivando addirittura a decidere di lasciare tutta l’Italia. Quello che colpisce leggendo le ventotto pagine contenenti l’elenco dei creditori che pretendono soldi da Veolia è che mancano gli enti locali calabresi a differenza di quelli toscani dove è presente l’inceneritore di Pietrasanta (Lucca). Un’anomalia o i conti erano stati già regolamentati? Si ricorda, infatti, che i Comuni limitrofi agli impianti per la produzione dei rifiuti hanno diritto a incentivi sia sul fronte del risparmio delle fatture per il servizio sia sulle ricadute negative sull’ambiente. In ogni caso entro pochi mesi si chiuderà, dopo quella fisica, la partita finanziaria milionaria con Veolia.