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Un albergo da favola costruito abusivamente

 Un albergo da favola, ma abusivo. Il “Cos’è Hotel” (Armacà Hotel&Resort dello Stretto), la splendida struttura alberghiera a quattro stelle con affaccio sul mare di Pentimele, è stato sequestrato ieri dalla Guardia di Finanza e dalla Polizia provinciale nell’ambito dell’operazione “Hall abusive 2”. Gli inquirenti, che nella laboriosa attività di indagine si sono avvalsi della consulenza di un pool di tecnici, avrebbero rilevato «gravissime illegittimità» a conferma della «natura abusiva della struttura alberghiera, per essere stata in gran parte di essa realizzata in totale difformità dei permessi per costruire rilasciati, nonchè una restante parte in totale assenza di qualsivoglia titolo abilitativo». Il decreto di sequestro è stato emesso dal gip Caterina Catalano in accoglimento della richiesta avanzata dal pubblico ministero Matteo Centini. Sigilli alla struttura alberghiera e denuncia ai titolari, Ignazio Battaglia, 56 anni, e Adriana Carmela Varone, 50 anni, rispettivamente amministratore e socio il primo e socia della “Battaglia Costruzioni Srl”, per reati sulla normativa edilizia per la realizzazione dell’intera struttura alberghiera in totale assenza del permesso di costruire e sulla normativa urbanistica. Nell’inchiesta risultano inoltre indagati, in concorso tra di loro, Armando Russo, 50 anni, direttore lavori, e Giuseppe Scaramozzino, 59 anni, collaudatore dell’opera realizzata. Secondo la tesi della Procura “Cos’è Hotel” sarebbe stato realizzato «in zona sottoposta a vincolo paesistico ed ambientale, in assenza e comunque in totale difformità dai permessi di costruire, nonché in contrasto con le norme di zona e le leggi regionali in materia». Ed in particolare, mette nero su bianco il gip che ha emesso il decreto di sequestro preventivo riguardo la posizione di Battaglia, Varone e Russo, realizzavano la struttura alberghiera costruendo «porzione consistente dell’edificio non in zona per attrezzature ma in zona agricola (circa 380 mq su 1080 di superficie coperta); interravano l’edificio in misura minore a quanto previsto in progetto realizzando dunque un edificio più alto di quanto rappresentato nel progetto così determinando variazioni sostanziali sia nella misura delle altezze che dei volumi, risultate maggiori di quanto previsto in progetto; realizzavano, sempre in zona agricola ed in violazione delle norme di zona omogenea E, volumi non previsti, come quelli a servizio della vasca/piscina posti ad est dell'edificio e quello seminterrato sito nell’area acquisita in un secondo momento, posta a nord di quella originaria, oltre a parcheggi». Ed inoltre, sul fronte mare, gli indagati «aggiungevano, rispetto a quanto previsto nel permesso di costruire ed in contrasto con le nome di zona omogenea F, un corpo chiuso, corrispondente all'ingresso all'Hotel, non previsto nei progetti approvati, costituenti volume».

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