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Arrestati i presunti mandanti del medico ucciso nel 2005

I carabinieri del Gruppo di Locri hanno arrestato due persone accusate di essere state mandanti dell'omicidio del medico oculista Fortunato Larosa, 67 anni, ucciso in un agguato l'8 settembre del 2005 tra Canolo e Gerace, nella Locride, mentre in auto rientrava a casa. A compiere l'omicidio furono due persone armate di fucili calibro 12 caricati a pallettoni. Il movente dell'omicidio sarebbe legato ad una vendetta mafiosa. Fortunato Larosa, non tollerava la sistematica invasione dei suoi terreni da parte di capi di bestiame di proprietà di una cosca di 'ndrangheta, le cosiddette "vacche sacre", e per questo sarebbe stato assassinato. E' quanto hanno scoperto i carabinieri del Nucleo investigativo del Gruppo di Locri, che hanno arrestato i due presunti mandanti dell'assassinio del professionista. (ANSA)

Uno dei due presunti mandanti dell'omicidio di Larosa, secondo quanto riferiscono i carabinieri, è considerato un esponente di vertice della 'ndrangheta, le cui cosche fanno pascolare liberamente i loro capi di bestiame su terreni di proprietà privata confidando nella passività dei proprietari dei fondi. Nel caso del dottore Larosa, che era proprietario di numerosi ettari di terreno coltivati e che gli procuravano una consistente rendita, non fu così. Il professionista, infatti, tentò di reagire ai danni provocati dalle "vacche sacre"" ai suoi terreni e per questo sarebbe stato assassinato. I due arrestati sono ritenuti responsabili, in concorso con altre persone non ancora identificate, di avere deciso, organizzato ed eseguito l'omicidio del dottor Larosa allo scopo di agevolare la 'ndrangheta nella propria articolazione territoriale "locale di Canolo". "E questo - riferiscono i carabinieri in una nota - al fine di punire Larosa per non aver tollerato la sistematica invasione dei propri terreni da parte di bestiame di proprietà del nucleo familiare dei prevenuti, nonché di favorire l'attività di allevamento e commercializzazione di bovini, di interesse per i vertici del sodalizio, condotta anche attraverso atti di violenza o minaccia e con la pretesa del pascolo abusivo su terreni altrui, da tollerarsi in virtù del potere di intimidazione derivante dall'appartenenza alla 'ndrangheta". (ANSA).

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