Fausto Bortolotti è nato a Cene (Bergamo), 61 anni fa, non è sposato e non ha figli. Da anni è residente a Ventimiglia (Imperia), dove vive appartato in una casa in compagnia di quattro rottwailer. Gli abitanti di Latte (la frazione in cui abita) lo descrivono come «schivo e asociale». Venerdì Bortolotti si è messo alla guida del suo piccolo fuoristrada –un Suzuki rosso privo di lunotto posteriore – e ha percorso oltre mille chilometri per raggiungere il teatro Francesco Cilea di Reggio Calabria, dove Magistratura democratica sta celebrando il XX Congresso nazionale, che si chiude oggi. Intorno alle 16,30 davanti al “Cilea” c’era uno schieramento di auto blindate e di forze dell’ordine, l’uomo venuto da Ventimiglia ha abbassato il finestrino e ha esploso un colpo di pistola in aria. Ha percorso pochi metri e ne ha esploso un secondo. Poi non ha avuto più tempo di fare nulla: i Carabinieri lo hanno bloccato ancora dentro la vettura e gli hanno strappato di mano la pistola 7.65 con un colpo in canna e altri 4 nel serbatoio. L’uomo non ha fatto una piega, non ha opposto resistenza ed è sceso dal Suzuki. Con un giubbotto giallo e un cappellino verde si è seduto nella «gazzella», apparentemente indifferente a quanto avveniva. Sul posto sono giunti gli artificieri della polizia, che hanno ispezionato la vettura, poi gli specialisti della scientifica. Nell’auto sono stati trovati solo scarti di cibo, carte, bottiglie vuote, caramelle e profilattici, oltre a un telefono cellulare e a una pistola giocattolo. «Più che un’auto sembra una cuccia», ha commentato un investigatore. Sul posto è giunto anche il questore Raffaele Grassi. Bortolotti deve rispondere di spari in luogo pubblico e porto e detenzione illegale di armi. Interrogato dai Carabinieri, l’uomo – apparso subito in un evidente stato di alterazione mentale – avrebbe detto di non sapere in quale città si trovasse e avrebbe anche aggiunto di avere visto un assembramento di uomini in divisa, di essersi spaventato e dunque ha fatto fuoco. Poi il silenzio. Si è chiuso a riccio e non ha aperto più bocca. Starà adesso agli inquirenti cercare di fare luce sull’accaduto, anche se, con il passare delle ore, appare sempre più probabile la pista di un atto commesso da uno squilibrato. E così ha anche detto il ministro Orlando: «Si tratta di un poveraccio che è stato trovato in stato di alterazione mentale. Grazie alle forze dell’ordine che l’hanno fermato, non tanto per la mia incolumità quanto per la sicurezza delle altre persone, visto che gli spari sono avvenuti in pieno centro». Il ministro dell’Interno, Angelino Alfano, ha subito telefonato al collega ministro della Giustizia, Andrea Orlando, per esprimergli affettuosa vicinanza: «Qualunque sia stato il movente, è stato un gesto gravissimo e non sarà sottovalutato. Ringrazio le forze dell’ordine per l’intervento».