«Non siamo razzisti. Come genitori ancor prima del diritto, abbiamo il dovere di tutelare le esigenze e la salute dei nostri bambini». Sono parole di Giampiero Vigliarolo, componente del Consiglio d’istituto della scuola “Borsellino-Falcone” di Caulonia, cui fa capo anche quella di Focà. La sua è la voce di tutte le mamme e di tutti i papà degli undici bambini che frequentano la scuola primaria di Focà di Caulonia, ovvero quella scuola che rappresenta il primo livello del primo ciclo dell’istruzione obbligatoria, e che la sera del giorno di Pasqua si è ritrovata con cancello d’ingresso saldato. «Chi ha indicato questa scuola – prosegue Vigliarolo – per accogliere i migranti non poteva non sapere che essa è in uso. Io non ho bambini presso questa scuola, ma vivo a Focà. Nella nostra borgata ci siamo sempre dimostrati pronti ad accogliere questi poveri sventurati che scappano dai loro inferni. Ma non possiamo accettare di mettere a disagio i bambini che vivono la nostra realtà». È un fiume in piena. Riconosce che l’aver saldato il cancello è stato il segnale forte di una protesta, ma si interroga su come mai nel “Paese dell’accoglienza”, praticata da quasi otto anni, l’amministrazione comunale non si è dotata di «una struttura di prima emergenza». L’Amministrazione comunale da parte sua, orgogliosa perché “sull’esperienza di Riace e su quella di Caulonia, la Regione Calabria ha elaborato la prima legge sull’Immigrazione di tutta Italia”ha sottolineato che quello cauloniese “è stato sempre un popolo generoso che ha conosciuto sulla propria pelle il dramma dell’emigrazione ed è quindi particolarmente predisposto a comprendere chi arriva nella nostra terra, perché in fuga da guerre, carestie e sofferenze”. Una dimostrazione data praticamente con l’operosità di tanti volontari anche in occasione dello sbarco si domenica scorsa. Quindi entrando nel merito di quanto accaduto il sindaco Riccio spiega: «I pochissimi facinorosi che si sono radunati dinanzi alla scuola, non più d’una ventina, per impedire di allocare i migranti all’interno della stessa, vanno compresi in quanto persone fragili, ma non rappresentano né Caulonia, né la civilissima frazione di Focà. Tra loro solo qualcuno era in perfetta malafede e animato da sentimenti razzisti e provocatori. Nella stragrande maggioranza si tratta di persone permeabili ai pregiudizi diffusi da parte di una martellante campagna mediatica che, molto spesso, diffonde paure ed ostilità nei confronti degli immigrati». E sull’argomento è intervenuta anche la minoranza consiliare. “Insieme per Caulonia”, con Domenico Mercuri e Domenico Campisi, e “Pd-Spazio aperto”, con Attilio Tucci, respingendo l’accusa di razzismo rivolta alla popolazione di Focà: «Non è razzismo ma è il sintomo di un malessere profondo fra la nostra gente che ha subito, senza mai essere coinvolta, un modello di accoglienza basato sulla demagogia». Gli stessi stigmatizzano la scelta della scuola di Focà, un plesso in uso «quando sul territorio esistono strutture chiuse, inutilizzate e abbandonate al degrado». Infine l’accusa alla maggioranza di amministrare «il “paese dell’accoglienza” con improvvisazione e pressappochismo».