E' stato riaperto, dopo tre anni di inattività, il primo e attualmente unico asilo nido comunale della città di Reggio Calabria, che si trova all'interno del Centro direzionale (Cedir). La struttura, che a regime ospiterà 25 bambini, tra 'divezzi' e 'lattanti', tra i 3 ed i 36 mesi, sorge all'interno del Cedir dove sono ospitati uffici del Comune, del Tribunale, e poco distante, anche l'Ufficio scolastico provinciale. Vi operano quattro educatori, tre ausiliarie, un cuoco, ed un coordinatore. L'asilo, il primo dei tre previsti dall'Amministrazione comunale, osserva turni di apertura compatibili con le esigenze delle madri che svolgono attività lavorativa negli uffici del Centro direzionale. "Era un obiettivo - ha detto il sindaco Giuseppe Falcomatà - che ci eravamo dati entro il primo anno di attività della nostra amministrazione. Sono passati 10 mesi ed essere presenti oggi a questa cerimonia, inaugurare l'anno scolastico nei termini, è un grandissimo risultato. Gli asili nido comunali non rientrano tra i servizi che in termini di legge un comune dovrebbe erogare ai cittadini. Se a questo aggiungiamo che quello di Reggio Calabria è un Comune che deve osservare un piano di riequilibrio abbastanza stringente, che non consente di utilizzare somme se non per le spese che siano strettamente necessarie, è un grandissimo risultato che ci sentiamo di celebrare con tutti gli onori del caso". Quello di Reggio Calabria, città dove fino ad oggi non esistevano asili nido pubblici, è un caso denunciato dall'organizzazione ActionAid attraverso la campagna #chiediamoasilo, partita nel gennaio 2014 con il lancio di una petizione e l'avvio di un'azione legale per chiedere la riapertura delle strutture pubbliche.
Risale a tre anni addietro, per decisione della terna commissariale all'epoca alla guida della città di Reggio Calabria, la sospensione di ogni attività degli asili nido comunali. La condizione di pre dissesto delle casse comunali, all'indomani dello scioglimento dell'Ente per infiltrazioni mafiose - venne spiegato - non consentiva il mantenimento di un servizio così essenziale, soprattutto per le famiglie meno abbienti. E così per due strutture, quelle dei quartieri Gebbione e Archi, la chiusura era scattata per l'assoluta inagibilità dei locali mentre per quella del Cedir, che oggi ha riaperto i battenti, mancavano i fondi. Una decisione che suscitò una protesta popolare in città, guidata soprattutto dall'organizzazione Actionaid, e che è stata presa in grande considerazione dalla coalizione di centrosinistra guidata dall'attuale sindaco Giuseppe Falcomatà già in occasione della presentazione del programma di governo della città prtima delle elezioni. "Sono passati 10 mesi - ha detto Falcomatà dopo il taglio del nastro e la benedizione dei locali - ed essere presenti oggi a questa cerimonia è un grandissimo risultato". Alla cerimonia hanno partecipato gli assessori, al Welfare ed alle politiche sociali, Giuseppe Marino, ai Lavori pubblici, Angela Marcianò, ed all'Ambiente Nino Zimbalatti. "E' un servizio che siamo riusciti ad attivare - ha detto Marino - grazie ai fondi Pac; strumento che abbiamo utilizzato in maniera molto efficiente, tanto da ricevere il riconoscimento della responsabile nazionale Silvana Riccio. Il nostro prossimo obiettivo, adesso, è quello di riaprire, in tempi celeri anche gli altri due asili nido, che sorgevano nel quartiere Archi, zona nord della città, ed a Gebbione, a sud. Stiamo attendendo l'ok al progetto esecutivo, che abbiamo da tempo presentato al Ministero dei lavori pubblici, per la completa ristrutturazione di questi locali che presentavano carenze sul piano dell'agibilità e della sicurezza". "La vera sfida - ha detto ancora il sindaco Falcomatà - è questa. Una bella pagina di amministrazione, una bella pagina di utilizzo delle risorse per fini importanti".