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Bonina chiude, lavoratori tutti a casa

 Solo un volantino pubblicitario con su riportato la scontistica del 30% per chiusura attività. Con queste insolite modalità il gruppo Bonina (Mercati Alimentari) dà il benservito ai lavoratori del punto vendita di Gioia Tauro. Lo fa senza comunicare nulla, senza spiegare quali sono state le scelte che hanno portato ad una così drastica decisione. Era già successo qualche tempo fa nella vicina Rosarno, stesse modalità allora senza “sconto”, ma per “inventario” e decina di posti di lavoro persi. A darne notizia un comunicato stampa della Filcams Cgil Piana a firma del segretario generale, Valerio Romano. «Come organizzazione, da mesi denunciamo l'inconsistenza di questa azienda e la mancanza di affidabilità di un gruppo di grandi dimensioni, cresciuto a dismisura, che ha aperto in Calabria in pochissimo tempo molti punti vendita per poi di fatto chiuderli tutti o quasi. Un gruppo che dovrebbe essere in grado di avere strategie aziendali chiare e che, invece, come dimostrato a più riprese, si è distinto solo per la cattiva gestione aziendale e per come trattava male i lavoratori». Romano quindi prosegue: «È da mesi che si vedevano le cattive condizioni in cui veniva tenuto il supermercato di Gioia: vuoto senza merce, con pochi lavoratori. Infatti, alcuni erano stati già licenziati nel mese di giugno. Eravamo già preoccupati – continua Valerio –per una situazione che non sembrava cambiare: la merce che non arrivava presagiva già il futuro dei padri e delle madri di famiglia che hanno fatto il possibile per salvaguardarsi il posto di lavoro e per non far rendere ancora più precaria la propria condizione di lavoratore calabrese. Eravamo e siamo allarmati per un possibile cambio societario mai comunicato agli stessi lavoratori. Passerà tutto alla “San Francesco Unipersonale Srl”? Mistero, considerato che l'azienda da tempo non si degna di una risposta». «Il Commercio – spiega ancora Romano – che, qui come altrove, si ritrova in una situazione drammatica: le commesse dei piccoli e fragili negozi non superano le 300euro mensili; nei centri commerciali lo sfruttamento è infatti alto, con i lavoratori costretti a turni massacranti dai “nuovi padroni di filiale”; piccoli imprenditori che nella stragrande maggioranza dei casi accumulano ricchezza sulle spalle dei lavoratori». Secondo il segretario Filcams, a tutto questo ci si aggiunge anche la riforma del lavoro (Jobs Act). «Oppure – aggiunge – co - me non considerare le continue aperture selvagge, in un settore che ha perso il controllo. Aperture di qualunque genere, domenicali o anche h24 che annullano di fatto nel nostro territorio il riposo psicofisico di chi lavora, obbligandolo a turni mostruosi. Ancora oggi, non possiamo e non riusciamo a capire quali siano i compiti degli organi di controllo preposti, quali mansioni hanno i vari ispettorati, Prefetture e corpi speciali, se non quello di controllare la regolarità degli esercizi commerciali e del rispetto dei contratti. Lo sviluppo di un’area passa soprattutto attraverso il rispetto delle regole, fino ad oggi violate da un gruppo come Bonina che chiude nell'indifferenza e nella totale assenza di chi avrebbe dovuto vigilare”.

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