"È drammatico assistere ad una politica di tagli continui in ogni settore dell'apparato economico e sociale, che stanno facendo della nostra Calabria un pezzo di terra appeso solo con un filo al resto dell'Italia: tagli nei trasporti aerei e ferroviari, tagli nella sanità, tagli nell'apparato amministrativo con continue perdite di posti di lavoro e con infrastrutture alcune volte da terzo mondo". Lo ha detto l'arcivescovo di Reggio Calabria, mons. Giuseppe Fiorini Morosini, nell'omelia per la festa della Madonna della Consolazione, Patrona della città. "Ancora una volta il rapporto Svimez - ha sostenuto Morosini - ci ha collocati all'ultimo posto. Denunciare questa difficile situazione non è populismo o demagogia:è annunciare, gridandolo, se fosse necessario, il bisogno di dignità e di consolazione che trasuda dalla vita e dal cuore della nostra gente. Come non ricordare lo stato di sofferenza di tante strutture di assistenza e di accoglienza, che non ricevono quanto è dovuto dalle istituzioni e sono abbandonate a loro stesse, abbandonate ad arrangiarsi per continuare a prestare il loro servizio agli ultimi e ai meno fortunati nella vita? Come non ricordare il problema della casa e del salario minimo che manca a molti, mentre la soglia di povertà di tante nostre famiglie aumenta paurosamente e si fa sempre più insopportabile? Come non pensare ai nostri giovani, spesso quelli più capaci e dotati, che abbandonano la nostra terra arricchendo altre terre e impoverendo sempre più la nostra?".
"Il pensiero va in questo momento alla tragedia dell'immigrazione, che il porto della nostra città ha dovuto affrontare a drammatiche scadenze, ogni qual volta avveniva uno sbarco a qualunque ora del giorno e della notte". È questo uno dei passaggi dell'omelia di mons. Giuseppe Fiorini Morosini, arcivescovo metropolita di Reggio Calabria-Bova, in occasione della festa della Madonna della Consolazione, Patrona della città. "La città - ha aggiunto il presule - ha saputo rispondere con dedizione e amore a questa sfida attraverso una fattiva collaborazione tra istituzioni e volontari, cattolici e non cattolici, che ha reso ammirevole, agli occhi di tutti, la prima accoglienza di tanti disperati. È un dono che noi credenti vogliamo offrire a Maria. Ai perseguitati politici e agli immigrati è stata offerta in nome di Gesù Cristo e del suo Vangelo, almeno da parte cristiana, quella misericordia che è dono assoluto dell'amore di Dio". "È stato dimostrato ancora una volta - ha sostenuto ancora mons. Morosini - che la nostra società, pur disponendo di un sistema sociale ben funzionante, non può cavarsela senza la misericordia dei cuori generosi, che è come fondamento e parte innovativa e motivazionale della giustizia. La preoccupazione è che la consolazione della prima accoglienza non abbia trovato seguito con un dignitoso inserimento nella società. Ma l'attenzione agli immigrati non può farci perdere quella verso i nostri concittadini, anche loro bisognosi di aiuto e di assistenza. La pietà verso l'immane tragedia dell'esodo senza fine di queste migliaia di persone, che fuggono dalla povertà e dalla guerra, potrebbe farci dimenticare le tragedie della nostra gente, registrate quotidianamente dai Centri di ascolto delle nostre sedi Caritas. Voglio farmi interprete del bisogno di consolazione di questa nostra gente, anche se consapevole di poter essere frainteso".
"Ci sarebbe da versare lacrime su una ritualità cristiana ormai senza senso. Si scelga pure la strada che si vuole per dare senso alla propria vita, ma non pretendiamo di far incrociare la strada che scegliamo con quella cristiana". Lo ha detto l'arcivescovo di Reggio Calabria-Bova, mons. Francesco Fiorini Morosini nell'omelia per la Festa della Madonna della Consolazione. "Ma noi non cederemo mai - ha aggiunto il presule - alla tentazione di sterili piagnistei o di pericolosi pessimismi, per quanto realistici. Non lo faremo in nome della nostra fede. Non lo faremo perché sentiamo nelle nostre vene la forza della speranza. Non lo faremo per amore della nostra gente, la più semplice, la quale, forse, proprio nella semplicità che la contraddistingue, capisce di più le implicanze del patronato della Vergine per la vita. Non lo faremo per tutti quei bravi cristiani che amano veramente la Madonna e vogliono accogliere il suo invito a seguire Gesù". "Non lo faremo - ha detto ancora l'arcivescovo - per tutte quella famiglie che nelle parrocchie hanno preso con impegno la trasmissione della fede. Non lo faremo per tutti i giovani dei nostri gruppi parrocchiali che credono ancora nella proposta educativa della Chiesa. Non lo faremo per tutti quei volontari che nelle iniziative delle Caritas diocesana e parrocchiali si aprono alla solidarietà verso gli ultimi. Non lo faremo soprattutto noi, miei cari sacerdoti-diaconi-religiosi, che, pur con i nostri limiti, abbiamo consacrato la vita per la causa del Vangelo. Non lo faremo perché tutti amiamo le sorti di questa città e tutti, insieme, lavoreremo, come stiamo facendo, per la sua rinascita, per la soluzione dei problemi che la attraversano, i problemi veri, reali, quelli che sono sotto gli occhi di chi 'respira' il profumo e la fatica del nostro popolo".