Famiglia reggina
Mauricio Macri è originario della provincia di Reggio Calabria. Giorgio, il capostipite della famiglia, arriva a Buenos Aires nel 1949, con i due figli ancora adolescenti Franco e Antonio, nati a Roma. Porta in Argentina un cognome molto diffuso sulla costa ionica reggina, Macrì, al quale poi, in spagnolo, viene tolto l’accento finale. Nati come costruttori, i Macri ebbero grande successo negli anni Ottanta, quando la loro Sevel ottenne da Fiat e Peugeot la licenza per costruire e vendere automobili delle due case in Argentina.
Colpo di scena nella notte in Argentina: al primo turno delle presidenziali il peronista Daniel Scioli ha superato di poco il candidato del centrodestra Mauricio Macri. I due si affronteranno quindi il 22 novembre, in quello che sarà il primo ballottaggio nella storia del Paese. Al termine di una nottata che ha lasciato a bocca aperta milioni di argentini, scrutinato il 93,1% dei voti Scioli ha avuto il 36,3% distaccando di poco Macri (34,7%), il quale ha a sua volta distanziato il peronista dissidente Sergio Massa (20%). Sul fronte dei dati, Scioli, candidato del 'Frente para la victoria', ha quindi battuto Macri: ma politicamente il grande vincitore è proprio il leader della coalizione 'Cambiemos'. E le sorprese non finiscono qui. A Buenos Aires il rappresentante del peronismo Anibal Fernandez, fedelissimo della 'presidenta' Cristina Fernandez de Kirchner, è stato battuto dalla giovane 'macrista' Maria Eugenia Vidal: sarà quindi proprio lei a governare quella che è la provincia di gran lunga più importante del paese. Dopo la chiusura delle urne si era capito che l'esito della serata non sarebbe stato come previsto da sondaggi ed exit poll. Gli uomini di Macri si erano subito fatti avanti con la stampa per sottolineare che il loro leader e Scioli si sarebbero affrontati al 'balotaje' di novembre, fatto fino a quel momento per niente scontato. Anzi, gran parte dei sondaggi scommettevano su una vittoria secca di Scioli, che avrebbe potuto così avuto via libera sulla strada per la 'Casa Rosada' evitando il ballottaggio. Mentre i dati ufficiali tardavano, tra le crescenti proteste dell'opposizione, dal 'bunker' di Scioli emergeva solo tanto imbarazzo e qualche dichiarazione, segnale che qualcosa di serio non andava sul fronte peronista. Scioli decideva quindi di spezzare il silenzio. Intervenendo di fronte a migliaia di militanti peronisti al palazzetto dello sport del 'Luna Park', finiva di fatto per riconoscere l'ineluttabilità del ballottaggio. E assicurava di voler "tornare tra un'ora" al Luna, promessa poi non mantenuta. Qualche minuto dopo a prendere la parola era invece Macri. "Quanto successo questa notte cambia la politica argentina", sottolineava, in mezzo alla festa dei suoi sostenitori nel bunker di 'Cambiemos'. Nel mettere in chiaro, anche se non in modo esplicito, di puntare alla 'Rosada', Macri lanciava poi un appello "agli elettori degli altri candidati" proprio in vista del secondo turno. E non solo: "Vi prometto che a partire dal 10 dicembre l'Argentina migliorerà di giorno in giorno", aggiungeva riferendosi alla data dell'insediamento del nuovo presidente, prima di ritirarsi in piena notte al ritmo di una 'cumbia' e in mezzo ad un coro di fan che urlava 'Mauricio presidente'. (ANSA)