É la storia raccontata questa settimana da "Storiacce", di Raffaella Calandra, su Radio24 "nell'ambito di un'inchiesta - si afferma in un comunicato diffuso dall'emittente - sui matrimoni forzati in Calabria". La vicenda emerge dagli atti di un'inchiesta della Procura di Reggio Calabria. "A forzare la tredicenne - scrivono in un decreto di fermo contro 49 persone, secondo quanto riferisce Radio24, i pm Antonio de Bernardo e Paolo Sirleo, coordinati dal procuratore aggiunto Nicola Gratteri - sono i genitori della ragazza, a cominciare dalla madre. La forzatura psicologica a tale fidanzamento emergeva dalle conversazioni tra la madre e la zia della bambina, che tentavano di convincere Cosimo Commisso a non desistere dal pressare la ragazza per giungere al tanto agognato fidanzamento". E questo nonostante la ragazzina "fosse attratta da altro giovane della sua età". "Le ragazzine diventano come schiave e smettono anche di andare a scuola", denunciano preti e insegnanti. "Nel 2015 in Calabria, secondo dati della Direzione regionale del Ministero dell'Istruzione - si afferma ancora nel comunicato di Radio24 - sono stati 930 gli alunni che hanno interrotto la frequenza. E molte sono femmine". "Le storie di bambine promesse in sposa a 13 anni, perché prima dei 18 è proibito il matrimonio - dice don Pino De Masi, parroco a Polistena (Reggio Calabria) e referente di Libera per la Piana di Gioia Tauro - ora sono diffuse soprattutto nei livelli bassi di 'ndrangheta, ma un tempo lo erano molto di più. Ora i boss i figli li fanno studiare". Secondo don Pino, "la principale risposta al fenomeno delle spose-bambine per patti di 'ndrangheta sta nella ribellione di molte mamme e in iniziative come quelle del Tribunale dei minori di Reggio Calabria, di allontanare i figli da certi contesti".
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