Il Centro operativo di Reggio Calabria della Dia ha eseguito un decreto di sequestro e contestuale confisca di beni per 21 milioni di euro nei confronti di un imprenditore dei settori edilizio, immobiliare ed alberghiero ritenuto colluso con una delle cosche storiche del versante ionico della provincia reggina. Il decreto é stato emesso dalla Procura antimafia di Reggio Calabria. I beni confiscati consistono in alcune società, numerosi immobili e vari rapporti finanziari.
C'è anche una antica villa seicentesca a Roccella Ionica tra i beni confiscati dalla Dia di Reggio Calabria all'imprenditore Bruno Verdiglione, 57 anni, di Caulonia, attualmente agli arresti domiciliari perchè accusato di essere legato alla famiglia Aquino. Verdiglione opera nel settore edilizio, immobiliare ed alberghiero. La confisca dei beni è stata disposta dopo le indagini economico-patrimoniali della Dia che hanno fatto emergere la vistosa sproporzione tra il patrimonio riconducibile al Verdiglione e la sua capacità reddituale. Sulla base di ciò, il Tribunale di Reggio Calabria ha disposto il sequestro con contestuale confisca del patrimonio riconducibile allo stesso, stimato in circa 21 milioni di euro, e costituito dal capitale sociale e relativo patrimonio aziendale di 5 società, da 56 immobili (appartamenti e terreni intestati a persone fisiche e giuridiche), da quote di altri 66 immobili ad uso aziendale e da rapporti finanziari.
Tra i beni ci sono numerosi appartamenti siti in zone residenziali della fascia ionica reggina e a Roma (un pregiato appartamento sulla centralissima via Nomentana), una villa seicentesca in Roccella Ionica di notevole interesse storico-artistico (Villa Alicastro) e due strutture alberghiere site anch'esse in Roccella Ionica. Nei confronti di Verdiglione è stata disposta anche la misura di prevenzione della sorveglianza speciale per la durata di 3 anni e 6 mesi, con obbligo di soggiorno nel Comune di residenza o di dimora abituale. L'imprenditore è stato coinvolto recentemente in due importanti operazioni coordinate dalla Dda di Reggio Calabria, denominate rispettivamente "Cinque Stelle" e "Metropolis". Nell'inchiesta 'Cinque stelle' è stato rinviato a giudizio per trasferimento fraudolento di valori, aggravato dal metodo mafioso, nonché per essersi prestato a rivestire fittiziamente la titolarità della Coninvest Srl, società proprietaria dell'Hotel Parco dei Principi sito a Roccella Ionica. Nel procedimento 'Metropolis' sono stati, invece, contestati all'imprenditore i reati di concorso esterno in associazione mafiosa e di trasferimento fraudolento di valori, anche in questo caso, aggravati dal metodo mafioso.(AA).