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Il “Mastro” investiva anche in banconote false?

Attraverso Antonio Galea, il boss Giuseppe Commisso avrebbe ricevuto un incarico da intermediario

Il “Mastro” investiva anche in banconote false?

Oltre che occuparsi del traffico di sostanze stupefacenti in qualità di “intermediario” tra chi le deteneva e chi era interessato all’acquisto, per poi cederle a terzi, il boss sidernese Giuseppe Commisso detto “il mastro”, si sarebbe occupato anche di commercializzazione di banconote contraffatte, in concorso con Antonio Galea, il cui nome appare pure fra gli indagati dell’operazione “Apegreen Drug”. È quanto emerge dall’ordinanza del gip distrettuale eseguita l’altro ieri dagli agenti della Polizia, (Squadra mobile di Reggio Calabria, Commissariato di Siderno, Servizio centrale operativo), coordinati dal procuratore aggiunto Nicola Gratteri firmatario dell’indagine insieme al sostituto Antonio De Bernardo, della Procura distrettuale.

Nello specifico, come riportato nella misura cautelare, il 5 marzo 2010 Commisso il “mastro” incontrava alla lavanderia Galea, cui diceva – si legge nell’ordinanza – «di avere ricevuto incarico di reperire banconote contraffatte da parte di un soggetto disposto a riceverne una notevole quantità e di non averne ancora trovate, anche perché gli era stato riferito che si trovavano sul mercato banconote contraffatte di scarsa qualità».

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