"All'interno dello spogliatoio c'è stata una esternazione verbale, seppur vigorosa, alle decisioni disciplinari prese dal direttore di gara nel corso del primo tempo, dai toni certamente accesi ed esasperati, che tuttavia non sono mai sfociati in frasi minacciose o in contatti fisici, diversamente da quanto emerge dal narrato arbitrale". E' quanto sostiene in una nota la società Antonimina (campionato dilettantistico di prima categoria calabrese), dopo che il proprio allenatore Giuseppe Alia è stato squalificato dalla Figc ed ha avuto un daspo di due anni per una presunta aggressione all'arbitro nella gara Antonimina-Real Gioia del 29 novembre scorso. "L'esigenza di esternare la posizione della società a tre mesi dall'accaduto - è scritto nella nota - scaturisce dal bisogno di esprimere fraterna solidarietà nei confronti dell'uomo Alia, colpito da un provvedimento nascente da una non rispondente descrizione di quanto realmente accaduto fornita anche agli organi di polizia dall'arbitro Francescantonio Lapa della sezione di Vibo Valentia; ma, al tempo stesso, ha la profonda esigenza di difendere e tutelare la società anche al di fuori di esclusivi contesti di giustizia sportiva che limitano fortemente il diritto di difesa delle società e dei tesserati favorendo oltre modo il narrato dei direttori di gara". "Le accese proteste - prosegue la nota - hanno richiamato l'attenzione delle persone che occupavano il tunnel, primi fra tutti il presidente ed il vice presidente dell'Antonimina, Domenico Filippone e Sandro Tropeano. Il direttore di gara ha deciso per la sospensione dell'incontro ritenendosi minacciato, in virtù tuttavia di una personale, erronea, e distorta rappresentazione delle proteste rivolte da Alia che ha sempre negato qualsiasi contatto fisico o minacce. Ciò che offende e scoraggia è il postumo, tardivo, nonché irrituale ricorso alle cure al Pronto soccorso di Nicotera effettuato da Lapa che riteniamo solo un espediente per giustificare l'inopportuna sospensione della partita. Oltretutto, a quanto è dato sapere, i sanitari non avrebbero riscontrato, né potevano farlo non essendoci state, segni di presunte percosse o aggressioni. Nell'immediatezza dei fatti hanno fatto ingresso nello spogliatoio sia i dirigenti dell'Antonimina sia le forze dell'ordine, ma nessuno ha riscontrato alcun segno visibile di presunte aggressioni sul volto o sul collo del sig. Lapa. Non solo. Più volte al sig. Lapa i dirigenti dell'Antonimina hanno chiesto se era il caso di chiamare l'ambulanza del 118 ovvero se lo stesso volesse essere accompagnato in ospedale. Lo stesso ha sempre rifiutato qualsiasi tipo di aiuto od intervento". "La notifica del daspo - conclude la nota - impongono ad Alia l'adozione di opportune ed inflessibili difese legali; in tal senso siamo certi che la giustizia ordinaria, ultimati gli accertamenti non sommari che il caso richiede, chiarirà l'estraneità del nostro tecnico rispetto ai fatti addebitati".