Reggio

Venerdì 22 Novembre 2024

Maxioperazione di Finanza e carabinieri, 34 fermi

Maxioperazione di Finanza e carabinieri, 34 fermi

Sono complessivamente 52 le persone indagate nell'ambito della maxioperazione “Acero bis” che alle prime luci dell’alba ha visto finire in stato di fermo 31 persone (altri tre destinatari di analogo provvedimento sono al momento irreperibili, due di queste sarebbero all'estero). I fermati – tutti finiti in carcere - sono ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione per delinquere di tipo mafioso, estorsione, usura ed esercizio abusivo del credito, con l’aggravante del metodo mafioso. Oltre 400 tra militari della Guardia di Finanza e Carabinieri, in esecuzione di provvedimenti della Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria, hanno colpito duramente alcune delle 'ndrine più attive nella Locride e, in particolare, a Siderno, Gioiosa Jonica e Marina di Gioiosa Jonica.
Sotto chiave è anche finito il tesoro dei clan: le Fiamme gialle, infatti, hanno sottoposto a sequestro preventivo beni mobili (auto e moto) ed immobili (appartamenti, terreni coltivati ad agrumeto e uliveto), conti correnti e partecipazioni azionarie in diverse società, attività commerciali per la vendita al dettaglio di diversi generi merceologici, per un valore complessivo di 15 milioni e mezzo di euro.
In azione sono entrati finanzieri del comando provinciale della Guardia di Finanza di Reggio Calabria e dello Scico di Roma, carabinieri del Ros, del comando provinciale di Reggio Calabria e dello Squadrone eliportato “Cacciatori di Calabria”.
L’indagine, ha preso le mosse dalla denuncia di un imprenditore operante nel settore tipografico, che da tempo è stato sottoposto a programma di protezione e vive assieme alla sua famiglia in una località protetta. Grazie al suo racconto inquirenti ed investigatori hanno potuto squarciare il velo su uno degli aspetti meno usuali sin qui emersi nelle indagini di 'ndrangheta: l'esistenza di una complessa attività di usura. E' stato così scoperto un giro di usura ai danni di oltre cinquanta persone ai quali le cosche – secondo quanto emerso sin qui dalla indsagini - applicavano interessi usurari oscillanti tra il 50% ed il 500% annuale. Le indagini hanno evidenziato che quando la vittima non poteva far fronte agli interessi mensili con il denaro veniva costretta, in alcuni casi, ad emettere fatture false a favore di società riconducibili e/o vicine agli usurai, al fine di far figurare costi mai sostenuti da queste ultime ed abbattere così la base imponibile ai fini della successiva tassazione. Il ricorso all'usura rappresenta, è stato spiegato dagli investigatori, un nuovo asset dell'economia criminale della 'ndrangheta ma anche uno dei canali ora utilizzati per il riciclaggio del denaro provento delle attività illecite.

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