E' in corso dalle prime ore di questa mattina a Reggio Calabria una vasta operazione della Polizia di Stato per l'esecuzione di 19 provvedimenti cautelari, tra cui 11 ordinanze di custodia cautelare in carcere, sei agli arresti domiciliari e due obblighi di dimora, su ordine della Direzione distrettuale antimafia. Colpite le cosche della 'ndrangheta reggina facenti capo alle famiglie De Stefano, Franco, Rosmini, Serraino e Araniti. I reati contestati gli arrestati vanno dall'associazione mafiosa, al concorso esterno in associazione mafiosa, estorsione, detenzione e porto di materiale esplosivo, intestazione fittizia di beni e rivelazione del segreto d'ufficio. Eseguite anche numerose perquisizioni. I particolari dell'operazione saranno resi noti nel corso di una conferenza stampa che si terrà nella Questura di Reggio Calabria alle 11.
"A Reggio Calabria, chiunque voglia intraprendere un'attività economica o commerciale, non deve rivolgersi soltanto allo Stato o agli enti locali per le relative autorizzazioni amministrative, ma deve ottenere soprattutto il nulla osta da parte delle cosche che controllano il territorio e che formano il cosiddetto 'sistema Reggio'". Lo dice all'ANSA un investigatore della Polizia di Stato commentando l'operazione che stamattina ha portato all'esecuzione di 19 misure cautelari nei confronti di altrettanti affiliati alla 'ndrangheta facenti parte di alcune tra le cosche storiche cittadine. L'operazione é stata condotta dalla Squadra mobile di Reggio Calabria, diretta da Francesco Rattà, su direttive del questore, Raffaele Grassi.
Noti bar della città, una stazione di servizio per l'erogazione di carburante, una concessionaria di autovetture ed esercizi commerciali per la distribuzione di prodotti ittici surgelati per un valore complessivo di dieci milioni di euro. Sono numerosi gli esercizi commerciali sequestrati dalla Polizia di Stato nell'ambito dell'operazione, coordinata dalla Dda, che ha colpito importanti cosche di Reggio Calabria. Secondo quanto emerso dalle indagini gli esponenti delle cosche avevano costituito e gestito, direttamente o per interposta persona, una serie di attività economiche, operanti in diversi settori imprenditoriali, attribuendone la titolarità formale a terzi soggetti, al fine di eludere i controlli delle forze dell'ordine e le disposizioni di legge in materia di misure di prevenzione. L'operazione ha colpito livelli di vertice, ma anche gregari e soggetti contigui alle cosche De Stefano e Franco aderenti al cartello Destefaniano e Rosmini, Serraino e Araniti aderenti al cartello Condelliano, uniti nella spartizione dei proventi derivanti dalle attività estorsive in danno di commercianti ed operatori economici. Nell'operazione sono stati impiegati 250 uomini della Polizia di Stato. Dall'inchiesta è emerso che le cosche della 'ndrangheta esercitano sistematicamente anche il potere di regolamentazione dell'accesso al lavoro privato, facendo assumere agli esercizi commerciali dipendenti graditi alle organizzazioni criminali, nonché la potestà di regolamentazione dell'esercizio del commercio, autorizzando o meno l'apertura di esercizi commerciali nei quartieri da esse controllati.