Centinaia di baracche in pessime condizioni. Un’aria ammorbata dalla puzza dei continui incendi di spazzatura e mancanza d’acqua. La situazione della tendopoli di San Ferdinando non è migliorata. Anzi si può dire che è peggiorata. Diversi incontri, sopralluoghi e visite istituzionali non hanno risolto il problema nell’area che ospita i migranti che a breve in parte lasceranno il ghetto per poi farvi nuovamente ritorno in autunno in occasione dell’inizio della nuova campagna di raccolta agrumaria. Doveva partire la prima fase di smantellamento di tutto quell’accampamento parallelo alla tendopoli autorizzata dal ministero dell’Interno, ovverosia la baraccopoli, ma al momento tutto è fermo. E in vista della nuova ondata di migranti il problema che si pone è anche quello della bonifica di un’area che di industriale ha solo il nome ma di fatto si è trasformato in un ghetto. Tutto peraltro ricade nella competenza di un piccolo Comune, San Ferdinando, che non può gestire da solo una situazione così complessa. La Regione aveva promesso interventi, così come la Prefettura ha gettato le basi per un percorso di integrazione diverso ma il problema serio è rimasto intatto.
Adesso è arrivata anche la denuncia del “Medu” (l’associazione dei medici per i diritti umani) la quale ricorda che la maggior parte dei braccianti «ha trascorso la stagione vivendo in una struttura abbandonata, in una baracca o in una tenda sovraffollata nella zona industriale di San Ferdinando e dormendo, in più della metà dei casi, in un materasso a terra. Sono stati circa 2.000 i lavoratori che hanno affollato la zona industriale di San Ferdinando, distribuendosi tra la tendopoli e una fabbrica abbandonata in condizioni igienico-sanitarie allarmanti. Stessa sorte per le centinaia di lavoratori che vivono nei casolari abbandonati nelle campagne dei Comuni di Rizziconi, Taurianova e Rosarno, edifici fatiscenti, privi di elettricità (nei casi più fortunati alcuni migranti dispongono di generatori a benzina), di servizi igienici e acqua». Insomma una situazione indescrivibile. Una prima tendopoli che è stata smantellata, per poi costruirne un’altra ancora più grande a pochi passi dalla precedente. Da otto anni ciclicamente ritorna l’emergenza con continue promesse puntualmente non mantenute. Migranti in condizioni di vita disumane, popolazioni allo stremo che pagano anche le tasse per i servizi resi alla tendopoli e politiche di accoglienza ferme al palo. Forse è questo il momento giusto per intervenire visto che è questo il periodo di più bassa influenza. La prima cosa è cancellare quelle baracche segni di una vita al limite del vivibile.