L’ordigno realizzato con tre panetti di tritolo confezionati con un nastro adesivo ma privi di innesco, trovati nell’ottobre del 2004 dall’allora questore Vincenzo Speranza in un bagno del Comune di Reggio Calabria quando Giuseppe Scopelliti era sindaco, viene riletto adesso dagli investigatori alla luce delle risultanze dell’inchiesta Mammasantissima.
Secondo gli investigatori, quell’esplosivo sarebbe stato un avvertimento che arrivava dal gruppo Romeo-De Stefano per ottenere un duplice effetto: da una parte condizionare il sindaco e dall’altro per configurarlo come un amministratore bersaglio della 'ndrangheta favorendone l’ascesa politica.
Una strategia raffinata che non è la prima volta che accadde. Tra le 2056 pagine dell’ordinanza di custodia cuatelare trovano spazio anche gli attentati di cui fu vittima l’allora sindaco Italo Falcomatà (portone di casa bruciato, telefonate anonime, lettere minatorie, proiettili) e anche questi rispondeva anche questi a una precisa logica criminale.
Secondo i magistrati, con l’elezione a sindaco di Giuseppe Scopelliti, Paolo Romeo diventa «il padrone della macchina comunale, tanto della componente politica quanto di quella amministrativa, e ne ha piegato il funzionamento agli interessi della ’ndrangheta».
Il quadro “politico” che emerge, dunque, è scioccante e desolante. Di politica non c’è niente, se non accordi elettorali con mafiosi che vogliono arricchirsi alle spalle della collettività intercettando fiumi di denaro pubblico che in quegli anni sono giunti in città. E poi ci sono i nuovi “appettiti” che suscita la neonata città metropolitana...(p.g.)
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