Non vedeva l’ora di parlare con il magistrato. Voleva spiegare la sua posizione, fornire la sua versione di quei fatti che, secondo la Dda, lo indicherebbero come uno dei componenti di quella Cupola della ’ndrangheta “invisibile” che avrebbe esercitato un inquietante potere masso-mafioso e “governato” Reggio Calabria per anni. Un’organizzazione tanto pericolosa da mettere a rischio l’ordinamento democratico nel Paese.
Alberto Sarra, ex consigliere regionale e uomo forte di An e di altri partitini che teorizzava e metteva in campo ad ogni elezione, ha risposto alle domande che gli sono state poste dal gip Domenico Santoro e dal pm antimafia Giuseppe Lombardo per quasi cinque ore. Nel carcere di San Pietro, assistito dagli avv. Danilo Sarra e Sammarco del Foro di Roma, ha spiegato fatti e precisato circostanze oggetto dell’indagine “Mamma Santissima”.
Adesso toccherà al gip Santoro una prima valutazione delle dichiarazioni rese dall’indagato.
È stato svolto l’interrogatorio di garanzia anche dell’avv. Paolo Romeo, che invece è stato molto veloce. A differenza delle altre operazioni in cui è rimasto coinvolto, questa volta l’ex deputato del Psdi, sempre assistito dai penalisti Carlo Morace e Fabio Cutrupi, ha preferito avvalersi della facoltà di non rispondere.
Domani toccherà all’avv. Giorgio De Stefano essere interrogato dal gip nel carcere di Tolmezzo, dove si trova recluso. Sarà assistito dal figlio, avv. Giovanni De Stefano, il quale ha preannunciato che l’indagato sicuramente risponderà a tutte le domande che gli saranno poste.
Il giro degli interrogatori sarà concluso martedì da Francesco Chirico che si trova agli arresti domiciliari.
“Mamma Santissima” è un’operazione destinata a scuotere dal profondo alcune certezze che finora si ritenevano cristallizzate. Un “salto di qualità” della ’ndrangheta che avrebbe deciso di creare in proprio i suoi candidati e di infiltrarli nelle Istituzioni, a ogni livello. Dai Comuni fino al Parlamento europeo. Una “rivoluzione” che è stata messa in luce dal Ros dei Carabinieri che hanno “riletto” 52 procedimenti e “incastrato” oltre 540.000 intercettazioni ambientali in un unico contesto. Ne è emerso un quadro decisamente preoccupante tanto che il comandante del Ros, il gen. Giuseppe Governale ha confermato per intero «le preoccupazioni che desta una simile organizzazione» ma ha anche garantito che «il Ros continuerà a impiegare in Calabria i suoi uomini migliori e continuerà a indagare in tutta la Calabria per liberarla da questa pericolosissima organizzazione criminale».