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Dal “Tito Minniti” decollano solo chiacchiere

Dal “Tito Minniti” decollano solo chiacchiere

Un'altra occasione persa per l’aeroporto dello Stretto. E che occasione! Nel piano Ryanair per l’Italia nel 2017 non c'è traccia dello scalo reggino. Fa rabbia pensare che, tanto per cambiare, anche stavolta il “Tito Minniti” rimanga al palo quando ci sarebbe la possibilità di provare a invertire la rotta. E pensare che ballano investimenti per un miliardo di dollari, 10 nuovi aeromobili, 44 rotte aggiuntive, 2.250 posti di lavoro, tre milioni di passeggeri in più. Un rilancio in grande stile, dunque, della compagnia irlandese per ribadire il suo ormai indiscutibile primato in Europa nel settore dei voli Low cost. Ryanair, cifre alla mano, domina uno scenario sul quale la Regione recita una particina da comparsa mettendo sul piatto delle promesse la somma di 11 milioni di euro per incentivi alle compagnie che intendano attivare nuovi voli da e per gli scali calabresi. Ma, incredibile ma vero, nulla risulta sia stato fatto per rendere appetibile l’aeroporto dello Stretto e generare l'interessamento del colosso irlandese. Che dire: poteva e doveva essere un’occasione da non perdere nell’ottica del rilancio dello scalo reggino, un’opportunità da sfruttare alla grande per provare a far uscire il Tito Minniti dalla crisi gravissima in cui si dibatte da tempo. Ma, le inversioni di rotta (è proprio il caso di dirlo) non si legano al caso: dietro c’è sempre una strategia basata su investimenti e programmazione. Ci vogliono progettualità e, soprattutto, competenze.

L'aeroporto dello Stretto si trova in condizioni disastrose perchè è stato per tanto, troppo tempo, affidato a di chi non aveva capacità adeguate, a chi non era ferrato in fatto di strategia d'impresa, a chi si preoccupava di garantire lauti compensi ai fidi collaboratori che regolarmente ricevevano incarichi, a chi per anni ha continuato a gettare fumo negli occhi sostenendo che lo scalo era in ripresa nascondendo una realtà contabile da profondo rosso, anticamera della bancarotta. Nelle scorse settimane, in un periodo che la classe politica reggina e calabrese da sempre consacra al rito intoccabile delle ferie, si è consumato il passo decisivo della strategia Ryanair: il Piano industriale è stato discusso con i rappresentanti del governo e con il presidente dell’Enac Vito Riggio. Il via libera è arrivato dal ministro dei trasporti Del Rio, con il quale ci risulta che il sindaco Falcomatà abbia un buon rapporto e dal quale, in diverse occasioni, insieme con il premier Renzi ha avuto assicurazioni della “vicinanza” alla città dello Stretto. Il dubbio che la considerazione di Del Rio e di Renzi sia pari a quella di Prodi quando definiva la Calabria “figlia prediletta” del suo governo è forte. Tornando alla politica locale c'è da chiedersi se del Piano Ryanair ne fosse a conoscenza la deputazione reggina in Parlamento e come si è attivata? Nessuno può propinarci la favoletta delle solite iniziative “carbonare”. Il ministro Del Rio, infatti, ha incontrato prima di ferragosto Oliverio e insieme hanno concordato alcuni aspetti. C'è da chiedersi se, prima del colloquio col titolare del dicastero delle Infrastrutture, Oliverio sia stato sensibilizzato o meno dagli assessori e dai consiglieri regionali eletti nella circoscrizione di Reggio. La risposta, visto l'andamento, ci sembra scontata e trova giustificazione l'amarezza di chi sta vedendo andare in scena un film visto e rivisto un’infinità di volte. Ci voleva tanto a intervenire energicamente e far capire alla compagnia irlandese che non può e non deve continuare a trattare Reggio come uno zerbino? E la Sogas che cosa ha fatto e sta facendo oltre ad accumulare debiti per 9 milioni, non riuscire più a pagare gli stipendi e trovarsi sull'orlo del fallimento. La società di gestione dello scalo reggino è stata straordinaria a divorare negli anni fiumi di risorse senza produrre risultati.

Qualcuno potrà obiettare che gli enti locali, tranne la Provincia, raramente hanno versato le quote sociali e tenuto fede ai loro impegni. Ma se le compagnie aeree scappano e i bandi per l’attivazione di nuove tratte come Pisa e Bologna vanno puntualmente deserti ci sarà un motivo. E poi c’è da chiedersi perchè non si riesce più a superare il blocco dei lavori per la nuova aerostazione, generati dall’interdittiva antimafia che ha colpito la ditta appaltatrice, e non si capisce perchè una piazzola aggiuntiva di 150 metri sia pronta da anni senza riuscire a ottenere il collaudo. Qualcuno si illude guardando agli incentivi regionali. Ma nella ripartizione degli 11 milioni Lamezia farà la parte del leone, Crotone verrà sostenuto perchè c’è unità d’intenti e tutti sono mobilitati, senza polemiche e divisioni tra destra e sinistra, verso l’interesse superiore di mantenere in vita lo scalo pitagorico. E lo scalo reggino? Si dovrà accontentare delle briciole.(p.t.)

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