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La Patrona “riaccende”
il sole e la speranza

La Patrona “riaccende” il sole e la speranza

La Madonna concede una mattinata di sole come dono alla fede dei reggini. Dopo una nottata di pioggia battente e le previsioni di allerta meteo il bel tempo ha accompagnato la processione con cui la città accompagna la sua protettrice dalla basilica dell’Eremo alla Cattedrale. Un altro segnale che i reggini avvertono come un segno di benevolenza della Patrona. Si rinnova un rapporto ancestrale che avvicina e azzera, almeno durante il passaggio della sacra effigie le distanze sociali. Dietro la vara si è tutti uguali. Con la stessa devota commozione ci si affida alla Patrona che da secoli consola e sostiene. Una festa di fede e preghiera, sobria essenziale. Niente spari per annunciare l’uscita sul sagrato dell’Eremo, “solo” il sentito e urlato credo dei portatori “Eh griramulu cu tuttu u cori: ora e sempri viva Maria”. Un’invocazione che si rinnova con impeto ad ogni fermata, assieme agli applausi, alle lacrime, alle preghiere, ai sorrisi, ai sospiri. Tra le prime soste la Madre celeste ha rivolto il suo sguardo verso i luoghi della malattia, della sofferenza: all’Istituto ortopedico, al Policlinico. Una preghiera affinché la Madre dei reggini diventi faro per il territorio è arrivato anche dal presidente del Consiglio regionale Nicola Irto, durante la sosta a palazzo Campanella. Una fermata davanti alla casa dei calabresi in cui il presidente ha voluto condividere con i portatori il peso e l’impegno di accompagnare per un tratto, il percorso della Madonna.

Patrona che si conferma uno dei punti fermi a cui la comunità reggina sa di poter affidare la sete di riscatto sociale. Nella stagione delle peste, come in quella dei moti, la città sotto assedio ha sempre ha sempre saputo: “Maria solo tu ci resti”. E anche oggi che Reggio vive una delle stagione di cambiamenti, le speranze per la svolta sono rivolte alla sua patrona che ieri ha attraversato le vie del centro, ha accolto i bambini che ad ogni fermata vengono avvicinati dai portatori ai piedi della Madonna.

In questo spirito è maturata la scelta dell’assessore provinciale e consigliere metropolitano, Eduardo Lamberti Castronuovo di provare la fatica delle stanghe sotto il peso della vara che sorregge il Quadro a cui corrono gli occhi gonfi di pianto, alla Madre Celeste si affidano preoccupazioni e speranze. E sono tanti i piedi scalzi che seguono con speranza e devozione il percorso della processione.

Una processione ordinata, puntuale che alle 9.30 arriva alla piazza della Consegna dove i Padri Cappuccini che custodiscono la sacra Effigie nell’alto dell’Eremo per tutto l’anno la affidano all’Arcidiocesi. Momento attorno a cui si stringono i rappresentanti istituzionali con in testa in neo prefetto Michele di Bari. E qui comincia la parte “più salottiera” della processione che si snoda lungo il Corso Garibaldi gremito di fedeli. Percorso in cui l’arcivescovo metropolita si ferma a stringere mani, si avvicina là dove scorge il volto della sofferenza, della malattia a portare una parola di conforto. Percorso in cui Fiorini Morosini per il terzo anno consecutivo vuole accompagnare e sorreggere il pesante peso della Vara, poco prima dell’arrivo in una piazza Duomo appena ristrutturata, inaugurata proprio per il più festoso degli eventi. E nella cornice di uno spazio ridisegnato dai lavori si rinnova uno dei momenti più emozionanti del tragitto: la volata. E anche uno dei più faticosi, quando dopo oltre quattro ore di marcia i portatori affrontano le scale. È su quei gradini con i volti trasfigurati dal dolore fisico che parte l’urlo liberatorio: “Ora e sempri Viva Maria”. Anche per quest’anno hanno compiuto la loro missione, non resta che l’ingresso trionfale in Duomo, dove la città in questi giorni rinnova il suo voto ai piedi della Madonna.

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