MELITO
C’è un odore di grande dignità misto a un forte dolore che si coglie nitidamente salendo le scale. In casa, riuniti per un domenica che non ha colore, né è vestita di festa, i familiari della bambina abusata. Sono seduti attorno a un tavolino, con gli occhi lucidi e poca voglia di parlare. Sul loro visto è scolpita la durezza di giorni uguali e pesanti allo stesso tempo. Giorni che scorrono via monotoni senza sapere di nulla, se non dello strazio con cui stanno convivendo. Inquilino indesiderato nel loro cuore. Profondamente segnati nell’animo guardano al domani con una certa preoccupazione. Preoccupazione che non riguarda la loro vita bensì quello della loro “piccola”. Genitori e nonni sono consapevoli che la strada da percorrere è adesso tutta in salita ma sanno che dovranno avere le spalle larghe per affrontare quello che arriverà. Non si nascondono da questo, né tantomeno intendono sottrarsi.
Quello a cui tengono maggiormente è fare da scudo alla ragazzina e perciò hanno sentito la necessità di lanciare un appello alla stampa regionale e nazionale.
«Chiediamo – hanno detto – agli organi di informazione di evitare la pubblicazioni dei particolari che riguardano la nostra ragazza. Fa male, credeteci, averli visti dati in pasto ai lettori, senza un minimo di rispetto per il fatto che ci sia coinvolta una minore, senza preoccupazione di squassare ulteriormente la nostra vita, di infliggerci ulteriore dolore, senza riguardo alcuno e nei confronti di nessuno. Facciamo appello alla sensibilità dei giornalisti perché rispettino questo nostro desiderio. Alcuni hanno veramente esagerato non tenendo in considerazione il fatto che c’è di mezzo una minore facendoci adirare. Speriamo di essere ascoltati».
Sulla vicenda nel suo complesso, drammatica e sconvolgente allo stesso tempo, genitori e nonni preferiscono non entrare e spiegano anche il motivo: «L’attuale è una fase particolarmente delicata – hanno chiarito – con la magistratura, nei cui confronti nutriamo piena fiducia, impegnata a svolgere la propria parte. Altre parole crediamo non servano».
Rispetto alla marcia promossa da Libera venerdì scorso, alla quale ha partecipato il padre della ragazzina, per la famiglia si è trattato di un gesto di attenzione apprezzato. Da solo tuttavia non basterà a cambiare le cose, anche se in cuor loro, pur se non lo dicono apertamente, c’è la speranza che serva a scuotere le coscienze, che serva a fare in modo che fatti del genere non accadano mai più. A nessuno.
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L’impegno
L’impegno e la concretezza dovranno prendere il posto delle tante parole di questi giorni. “Aggredire” il disagio giovanile da più parti denunciato, tuttavia, non sarà semplice. Le risposte dovranno essere forti e costanti nel tempo. Non azioni che nascono e muoiono nel volgere di qualche mese. Nell’incontro già fissato da Libera per le 18 del 7 ottobre, istituzioni, scuola, chiesa e associazionismo cominceranno la fase della progettualità. Riunendosi nell’aula consiliare di Melito Porto Salvo, avranno il compito di essere concreti e rapidi.
Molto importante sarà capire se le Amministrazioni dell’Area Grecanica destineranno in bilancio somme per le politiche giovanili? Si vedrà. (g.t.)
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