È passata discreta in mezzo alla gente come un fazzoletto ad asciugare le lacrime della città. La processione della Sacra Effige ha catalizzato come ogni anno i pensieri e le ansie delle più diverse generazioni: dalla scuola che inizia oggi al lavoro che non c’è. Dai problemi di salute all’ansia per l’abitazione. Tantissime le persone assiepate lungo il percorso, con gli occhi rivolti al Quadro che prima esce sul sagrato bianco della piazza e poi percorre il tragitto segnato da novità. Il Corso stesso ripavimentato e le piazza toccate dalla processione rimesse a nuovo o interessate dai cantieri: dal Duomo a piazza Garibaldi, passando per piazza Italia con grattacapi grandi e piccoli per gli organizzatori e gli esponenti delle amministrazioni pubbliche a seguire diligentemente il Quadro precedute dai gonfaloni. E così il Corso Garibaldi viene percorso prima verso nord e poi verso sud avvolgendo il cuore della città in un abbraccio caldo e palpitante di fede.
Le tante divise multicolori degli scout come delle organizzazioni di protezione civile si sono diluite in un caleidoscopio di immagini a contorno della pesante vara con il rosario recitato a colonna sonora delle tre ore pomeridiane più sacre dell’anno per la città dello Stretto raccolta intorno alla sua Patrona sotto le ammonizioni paterne di Padre Giuseppe Fiorini Morosini: «Non serve mandare fondi per i terremotati del centro italia – ricorda la voce guida che esce dagli altoparlanti – quando c’è tanta corruzione fra la pubblica amministrazione». Un richiamo a vivere con coerenza la fede: «Non servono maestri quanto testimoni». Richiami continui ad una fede autentica da vivere come testimonianza.
La processione con queste sollecitazioni incede lentamente e raggiunge piazza Italia. Petali di fiori vengono lanciati sul quadro mentre un mimo fermo sulla balaustra del teatro Cilea si inchina in segno di devozione al passaggio del corteo. C’è ancora tempo per le preghiere che salgono dalla folla guidata da don Umberto Lauro e dagli altri fedeli che rilancia le indicazioni dell’arcivescovo ma anche la preghiera del sindaco durante la consueta offerta votiva del cero invitando i cittadini ad avere una nuova cultura dell’accoglienza verso chi viene da lontano e di rigore contro i mali che affliggono la città. A partire dalla ’ndrangheta e dalla mentalità di sopraffazione che vede le donne, mogli, compagne e fidanzate, diventare “oggetto” di possesso da detenere con violenza e trattare con brutalità. Questo atteggiamento è quanto di più lontano ci sia dal credo cristiano. Anche contro questa mentalità si è invocato l’intercessione della Madonna, senza sconti e giustificazioni verso chi si macchia di queste bassezze e con grande sollecitudine verso le vittime ricordando un antico proverbio ebraico: “Dio conta le lacrime delle donne”. E infine il Quadro è rientrato al Duomo fra le ultime preghiere che si mescolano ai balli di tarantelle.
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Feste concluse
Archiviato anche il rito della processione del martedì, si sono conclusi i festeggiamenti religiosi organizzati per rendere omaggio alla Patrona. Si era iniziato con le celebrazioni del Novenario ospitate nella Basilica dell’Eremo, da dove sabato mattina ha preso il via la processione verso la Cattedrale che fino all’ultima domenica di novembre ospiterà la Venerata Effigie, in attesa del rientro alla Casa dell’Eremo.
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