Reggio Calabria
Si faceva chiamare “Nico” e si spacciava per un insegnante di educazione fisica (in alternativa per un carabiniere) don Antonello Tropea, l’ex parroco di Messignadi, frazione di Oppido Mamertina, condannato a 4 anni di reclusione (processo con il rito abbreviato) per prostituzione minorile, detenzione di materiale pedopornografico e adescamento di un minorenne. Adesso sono stati resi noti i motivi per i quali il Gup di Reggio, Filippo Aragona, ha condannato il prete con il vizio della prostituzione minorile pagando 20 euro per prestazione a luci rosse.
Gli investigatori della Squadra Mobile di Reggio, che hanno approfondito una segnalazione delle Volanti di Gioia Tauro quando intercettano in zona Lungomare il prete falso professore di educazione fisica che si intratteneva a bordo di una autovettura con un ragazzino (conseziente) di 17 anni a cui hanno trovato anche uno zaino zeppo di materiale pornografico.
Il prelato, seguito, pedinato, osservato ed intercettato, è stato smascherato, così come rimarca in sentenza il Giudice dell’udienza preliminare: «Le intercettazioni eseguite in due mesi, l’analisi del cospicuo materiale sequestrato nella dimora dell’indagato, gli ulteriori controlli di polizia e le testimonianze acquisite hanno consentito di smascherare la doppia vita dell’imputato, il quale di giorno esercitava il ministero sacerdotale presso la Chiesa di San Nicola di Mira a Messignadi, frazione di Oppido Mamertina, mentre la sera, sotto falsa identità si dilettava con numerosissimi rapporti sessuali, talvolta a pagamento con giovani contattati su Internet».
Secondo il Gup di Reggio «sono emersi senza alcuna incertezza tutti gli elementi costituti del reato di prostituzione minorile», da cui la condanna a 4 anni di carcere affievolita rispetto alla più pesante richiesta di pena avanzata dal pubblico ministero (6 anni).
Nessun dubbio, emerge dalla sentenza, sulla conoscenza e consapevolezza di intrattenersi con minori: «È stata la stessa persona offesa a riferire, prima al pm e poi in sede di incidente probatorio, che egli aveva comunicato all’imputato di essere un diciasettenne già in occasione del loro primo rapporto sessuale, con la conseguenza che la sera del 16 marzo 20015 il Tropea era ben consapevole di aver fatto sesso con un minorenne in cambio del pagamento a favore di quest’ultimo di 20 euro. Francamente non vi sono elementi sufficienti per ritenere non attendibile quanto dichiarato da Omissis nel corso del processo, ancorché questi si sia costituito parte civile, in quanto il suo racconto è apparso molto lineare e privo di contraddizioni...».