Reggio

Venerdì 22 Novembre 2024

Da Reggio a Expo, la globalizzazione delle ’ndrine

Da Reggio a Expo, la globalizzazione delle ’ndrine

REGGIO CALABRIA

Le grinfie della 'ndrangheta sono arrivate anche sull'Expo di Milano. Lo ha svelato una vasta operazione anticrimine, coordinata dai magistrati della Dda reggina e condotta dagli uomini della Guardia di Finanza del Comando Provinciale di Reggio Calabria, che ha attraversato l’Italia da Sud fino a Nord. Numerose perquisizioni sono state eseguite ieri nelle provincie di Reggio Calabria, Catanzaro, Catania, Milano, Bergamo, Bologna, Brescia e Mantova, nei confronti di un gruppo di persone ritenute responsabili, a vario titolo, di associazione di tipo mafioso, riciclaggio, estorsione, induzione alla prostituzione, detenzione illecita di armi da fuoco, con l’aggravante del metodo mafioso, operanti in diversi comuni della Calabria, Lombardia ed Emilia Romagna.

Perfino Expo

L’indagine, denominata “Rent” ha preso il via da un’intensa attività investigativa volta a disarticolare un sodalizio criminale calabrese, dedito al controllo di diverse attività economiche fittiziamente intestate a soggetti compiacenti aggiudicandosi, anche con il ricorso di metodi mafiosi, appalti e/o sub-appalti per la realizzazione di opere importanti. Tra queste, l’organizzazione criminale, attraverso “anonime società del Nord Italia” si è occupata della realizzazione dei padiglioni della Cina e dell’Ecuador, delle opere di urbanizzazione e delle infrastrutture di base nella fiera “Expò 2015”, del subappalto per la società Ferrovie del Nord, dell’ipermercato di Arese e del consorzio di Bereguardo (PV).

Romania e Marocco

L’operazione, per la specificità dell’organizzazione indagata, ha interessato sia l’ambito nazionale che quello internazionale. Proprio in ordine all’aspetto internazionale, sono stati monitorati ulteriori lavori per la realizzazione di un complesso turistico-sportivo, in località Arges Pitesti (Romania) e del resort Molivişu, per un valore complessivo di 80 milioni di euro di cui 27 a carico dell’Unione Europea, nonché di un immobile in Marocco. L’attività degli investigatori ha delineato una complessa attività criminosa posta in essere da soggetti contigui alla ’ndrangheta e segnatamente alle cosche Aquino-Coluccio sedenti in Marina di Gioiosa Jonica e aree limitrofe e Piromalli-Bellocco, operative nella Piana di Gioia Tauro. Molti dei componenti sono già stati destinatari del provvedimento restrittivo emesso dalla Dda di Milano nell’ambito dell’operazione “Underground” eseguita lo scorso 3 ottobre dalla Guardia di Finanza di Milano.

I sequestri

Oltre alle perquisizioni, sono stati eseguiti i sequestri patrimoniali di beni immobili (appartamenti e locali), mobili, mobili registrati (autoveicoli di lusso, moto e autocarri), società, polizze assicurative e conti correnti bancari e postali, per un valore di oltre 15 milioni di euro.

La strategia

L’esecuzione dei provvedimenti cautelari reali è una precisa strategia della Dda reggina, che consiste nel richiedere agli uomini della Guardia di Finanza lo svolgimento di accertamenti patrimoniali nei confronti degli indagati, al fine di sottrarre loro le ingenti risorse economiche frutto di investimenti effettuati con proventi illeciti e colpire, quindi, in maniera incisiva il sodalizio criminale e i soggetti prestanome utilizzati come fittizi intestatari dei beni.

Cantone

Interpellato sull’inchiesta, il presidente dell’Anac Raffaele Cantone ha detto: «Non ho ancora notizie precise e non so a quali vicende specifiche si faccia riferimento. Ma posso dire che i controlli antimafia su Expo, che erano affidati alla Prefettura e non all’Anac, hanno funzionato, si sono scoperti molti casi di infiltrazioni e sono state emesse molte interdittive antimafia».

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In Piemonte

’Ndrangheta colpita a Torino

Sequestro a Racco

Ieri il Centro Operativo D.I.A. di Torino ha dato esecuzione ad un decreto di sequestro di beni, emesso dal locale Tribunale, nei confronti di Giuseppe Salvatore Racco, 41enne, ritenuto esponente della “locale” di 'ndrangheta di Cuorgnè (TO), già condannato in via definitiva ad anni 5 e mesi 5 di reclusione per associazione mafiosa, sequestro di persona e detenzione di armi.

Racco, che dopo la condanna si era reso latitante a Santo Domingo per 9 mesi circa, si è poi costituito alle Autorità nel novembre 2015.

La misura eseguita dagli agenti della Dia di Torino, che ha interessato beni per oltre 1 milione di euro, accoglie una proposta avanzata dal Direttore della Direzione Investigativa Antimafia, Nunzio Antonio Ferla, all’esito di un’indagine patrimoniale che ha portato alla luce il reinvestimento di denaro di provenienza illecita in ambito immobiliare.

Tra i beni sequestrati, tutti di proprietà o riconducibili a Racco, figurano due ville situate a Prascorsano (To).

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