Alessandro Figliomeni, ex sindaco di Siderno, è tornato in libertà per decorrenza dei termini, previsti dalla legge nel massimo di sei anni. La scarcerazione è stata disposta dai giudici della Corte di Appello di Reggio Calabria che, su richiesta della Procura generale, hanno applicato per 61enne ex primo cittadino l’obbligo di dimora.
Alessandro Figliomeni, difeso dagli avvocati Antonio Mazzone e Vincenzo Nobile, è stato arrestato il 14 dicembre del 2010 nell’ambito della maxioperazione denominata “Recupero - Bene comune”, eseguita congiuntamente da polizia e carabinieri, con l’accusa di associazione per delinquere di stampo mafioso.
L’ingegnere Figliomeni è stato condannato in primo grado a 12 anni di reclusione con il rito ordinario, pena confermata all’esito del giudizio d’appello per il quale si è in attesa del deposito della motivazione.
Come evidenziato dagli avvocati Nobile e Mazzone nella richiesta di revoca della misura coercitiva, con la sentenza del tribunale di Locri sono state escluse in capo al loro assistito alcune aggravanti, quali quella della transnazionalità del clan di ‘ndrangheta e quella del ruolo di capo promotore dell’ipotizzata associazione mazfiosa.
Considerato che il reato ritenuto in sentenza, ovvero la sola presunta partecipazione a un sodalizio criminoso, ivi compresa l’aggravante dell’«essere l’associazione armata», la legge stabilisce che la reclusione non è superiore nel massimo a 20 anni di reclusione, ritenuto che la durata complessiva della custodia cautelare non può superare i 4 anni più i 2 anni che riguardano la sospensione della custodia cautelare, i termini massimi risultano raggiunti al 14 dicembre del 2016.
Il termine massimo dei sei anni è stato rilevato dai giudici della Corte d’appello reggina (Presidente Bruno Muscolo, consiglieri Augusto Sabatini e Cinzia Barillà), che hanno disposto che alla data di ieri «debba considerarsi estinta la misura cautelare in atto applicata a Alessandro Figliomeni e che lo stesso sia liberato se non ristretto per altra causa».
Come si ricorderà secondo la tesi della Procura reggina l’ingegnere Figliomeni sarebbe stato la “longa manus” all’interno dell’amministrazione comunale delle consorterie sidernesi, fondando l’accusa su una serie di intercettazioni.
I difensori di Figliomeni, da parte loro, hanno sostenuto che non vi è stato alcun «apporto causale per il rafforzamento dei fini perseguiti dall’ente criminoso» da parte dell’ex primo cittadino, aggiungendo che «durante il periodo in cui è stato sindaco ha gestito la res pubblica nel pieno rispetto della legge e del patto di stabilità del bilancio, tanto da ottenere dei riconoscimenti di merito e non ha posto in essere comportamenti di natura clientelare nei confronti di alcuno».