Condannato anche in secondo grado. La Corte d’Appello di Reggio (presidente Adriana Costabile, giudice relatore Luigi Varrecchione e giudice a latere Antonino Giacobello) ha inflitto la condanna a cinque anni di reclusione nei confronti di Giuseppe Scopelliti, l’ex governatore della Calabria che si ritrova sul banco degli imputati - per peculato e abuso d'ufficio - perchè nelle vesti di sindaco avrebbe cooperato nella gestione dissennata dei conti economici del Municipio reggino pianificata da Orsola Fallara, l’allora dirigente del settore Finanze Orsola Fallara (morta suicida ingerendo acido muriatico nel dicembre 2010 proprio nelle settimane cruciali dell’esplosione dello scandalo che la travolse anche mediaticamente). Cinque anni di reclusione (e l’interdizione dai pubblici uffici) che - rispetto ai 6 anni di reclusione decisi dal Tribunale collegiale di Reggio nel processo di primo grado - costituiscono uno sconticino, oggettivamente marginale, confermando l’impianto accusatorio sostenuto dalla Procura della Repubblica che ha coordinato l’inchiesta e condiviso dal sostituto procuratore generale Alberto Cianfarini. Una conferma del quadro accusatorio che appare come il dato più rilevante della vicenda giudiziaria del cosiddetto “caso Fallara” dopo ben due gradi di giudizio.
Condannati anche i tre revisori dei conti del Comune, la triade di professionisti - Carmelo Stracuzzi, Ettore Ruggero De Medici e Domenico D’Amico - che avrebbero avuto la responsabilità di avallare i conti economici di Palazzo San Giorgio nonostante la gestione in violazione delle norme di legge condotta da Orsola Fallara. Nei confronti dei tre revisori dei conti è stata inflitta la pena a 2 anni e 4 mesi di reclusione, ridotta rispetto ai 3 anni e 6 mesi subiti in primo grado. Per loro è stata revocata l’interdizione dai pubblici uffici per la durata di anni cinque.
Tutti e quattro gli imputati sono stati condannati «a rifondere le spese processuali sostenute nel giudizio dalla costituita parte civile Comune di Reggio Calabria». La Corte ha, quindi, indicato nei tradizionali 90 giorni il termine per il deposito della motivazione della sentenza.
No comment
Giuseppe Scopelliti è stato presente ieri in Corte d’Appello a Reggio fin dall’apertura dell’udienza, aperta in mattinata e conclusa in un lampo visto che il sostenuto Pg, Alberto Cianfarini, ha ritenuto di non dover controreplicare alle arringhe dei difensori. Alle ore 14,19 l’attesa lettura del dispositivo della sentenza. All’uscita dal Palazzo di giustizia (a piazza Castello) l’ex governatore calabrese e sindaco di Reggio, Giuseppe Scopelliti, con accanto il legale di fiducia, avvocato Aldo Labate, nonostante le sollecitazioni dei cronisti, ha scelto di non commentare la decisione dei Giudici.
La riapertura
Il processo di secondo grado aveva registrato la riapertura del dibattimento con l’ammissione di alcuni testimoni (non tutti) negati dal Tribunale e l’acquisizione di svariati atti e documenti (anche qui non tutti) sollecitati proprio dalla difesa di Giuseppe Scopelliti. Un approfondimento dibattimentale sul quale l’entourage legale dell’ex primo cittadino di Reggio faceva particolare affidamento per ribaltare il pesante verdetto del Tribunale e ricostruire una verità dei fatti diversa. Un’identità diversa del “caso Fallara” che le arringhe dei quattro imputati hanno provato a fare prevalere. Un tentativo che però è risultato vano.
La storia giudiziaria degli ammanchi giganteschi nelle casse del Comune, di cui Orsola Fallara è stata la “dominus” - come dichiarato in più occasioni dagli inquirenti - adesso rimane legata alla valutazione dei Giudici Supremi.