Giuseppe Barreca, 60 anni, condannato in via definitiva all’ergastolo per una serie di reati perpetrati nella periferia sud di Reggio Calabria negli Anni 90, dopo aver conseguito anni addietro la laurea in Scienze della Comunicazione presso l’Università di Perugia, lo scorso 8 novembre si è laureato per la seconda volta in Comunicazione Istituzionale presso lo stesso ateneo umbro con voti altissimi.
Il dott. Barreca, oggi, è l’unico detenuto nelle carceri italiane ad aver conseguito due lauree per lo stesso orientamento tecnico avviandosi a gran falcate verso il completo recupero al consorzio civile, per come dimostrano i numerosi successi conseguiti anche sul versante letterario scanditi dai tanti premi allo stesso assegnati su scala nazionale. In ordine al lusinghiero percorso accademico va evidenziato che la tesi della seconda laurea è stata ritenuta meritevole di dignità di stampa e quindi confluita in parte nel testo accademico ufficiale dell’Università di Perugia e utilizzata quale tema di approfondimento scientifico (Diritto Privato) da parte degli studenti della Facoltà di Scienze Politiche. Legittimo, quindi, l’orgoglio del dott. Barreca che ha scoperto nello studio e nella cultura una ragione di vita volta a riscattare un pregresso e ormai lontano periodo turbolento che gli è costato il carcere a vita. Barreca oggi non dispera di riguadagnare la libertà perduta così come il fratello Santo anch’egli condannato per gli stessi reati e ormai prossimo alla laurea e che ha già lasciato le carceri poiché recentemente ammesso al beneficio della libertà condizionale che gli consente di lavorare – totalmente libero – in un’azienda del Nord Italia lontano dalla Calabria. «Del resto – puntualizzano gli avv. Aurelio e Steve Chizzoniti, che assistono i fratelli Barreca –, ben due gip hanno conclamato in tempi diversi l’ormai avvenuta estinzione della cosca Barreca i cui esponenti di spicco sono da tempo redenti grazie anche all’alta professionalità del personale penitenziario, equipe sociali e magistrati di Sorveglianza operanti nelle strutture carcerarie ove gli stessi sono stati ristretti per ben 26 anni. Questo depone – proseguono i difensori –, per una netta vittoria dello Stato rispetto all’illegalità oggi ampiamente rinnegata, con fatti concreti, dai due ergastolani tenacemente proiettati verso ulteriori, significativi e più prestigiosi traguardi. Da evidenziare – concludono gli avv. Chizzoniti – il ruolo della Procura della Repubblica di Reggio Calabria che, con il dott. Giuseppe Lombardo, ha scrupolosamente istruito le istanze formalizzate dai fratelli Santo e Giuseppe Barreca poi accolte dai rispettivi Tribunali di Sorveglianza territoriali di Sassari e di L’Aquila».