Reggio

Lunedì 25 Novembre 2024

Imprese al servizio delle 'ndrine

Imprese al servizio delle 'ndrine

Ha prevalso la strategia difensiva delle risposte e dei chiarimenti agli inquirenti tra gli indagati dell’operazione “Cumbertazione” che nell’area reggina ha smantellato un cartello di imprese che operava in sinergia con la potente dinastia di ’ndrangheta Piromalli di Gioia Tauro. Davanti ai Gip di Palmi - Carlo Alberto Indellicati, Paolo Ramondino e Massimo Minniti - che hanno interrogati gli indagati hanno scelto di rispondere, replicando alle pesanti contestazioni accusatorie avanzate dalla Procura distrettuale antimafia di Reggio che ha emesso il provvedimento di fermo di indiziato di delitto. Le accuse - con diversi profili di responsabilità - variano dall'associazione per delinquere di tipo mafioso, associazione per delinquere aggravata dall’art. 7 - «aver agevolato le organizzazioni mafiose con la propria condotta» - turbata libertà degli incanti, frode nelle pubbliche forniture, corruzione e falso ideologico in atti pubblici, rapina ed estorsione, aggravate dal metodo mafioso. Nella giornata di oggi si conoscerà il verdetto dell’Ufficio Gip sulla convalida o rigetto del fermo.

Intanto dalla ricostruzione dei magistrati della Procura distrettuale antimafia di Reggio, che hanno coordinato la maxi indagine condotta dal Gruppo Investigazione criminalità organizzata (Gico) del Nucleo di Polizia Tributaria di Reggio, è emersa una prospettiva di reati particolarmente grave e preoccupante. Al cartello imprenditoriale-mafioso scoperto ed incastrato dalle Fiamme Gialle non interessava soltanto fare man bassa di appalti pubblici truccando le gare a piacimento con ribassi talmente risicati da non poter fare intravedere una manipolazione a tavolino: i clan, per ingrossare gli introiti incassando ulteriori margini di guadagno rispetto alle partite milionarie dei singoli cantieri, utilizzavano «materiali e forniture scadenti», non escludendo la possibilità - come è stato abbondantemente rimarcato in conferenza stampa anche dai vertici della Guardia di Finanza regionale - di rischio crolli di strutture e infrastrutture. Nessun catastrofismo anticipato ma la cronaca giudiziaria di Reggio ci ricorda che in passato le ’ndrine che dominano l’area del Basso Jonio proprio per aver utilizzato calcestruzzo di pessima qualità hanno determinato (anche se perizie tecniche hanno ridimensionato questa ipotesi di reato nonostante decine dei arresti a conclusione della doppia indagine “Bellu lavuru 1 e 2”) crollo di una galleria e inagibilità di scuole e palestre.

Strapotere mafioso-imprenditoriale assoluto a Gioia Tauro. L'idea della holding che dettava legge operando all'ombra del potentato Piromalli era chiaro per gli investigatori del colonnello Alessandro Barbera: «Da evidenziare il vantaggio in termini mafiosi di eseguire visibilmente tutti i lavori in un dato territorio, come il comune di Gioia Tauro, rafforzando così la posizione della cosca Piromalli. Infatti, l’occupazione dei cantieri locali permette anche l’assunzione delle maestranze imposte dalle famiglie ‘ndranghetistiche competenti per territorio, così ulteriormente permettendo all’organizzazione di creare un sistema “per cui tutti sono contenti”, prendendo in prestito le parole del Giuseppe Bagalà (classe 1957)».

Numeri da capogiro dietro la retata delle Fiamme Gialle. Sono state 33 le persone sottoposte a fermo di indiziato di delitto responsabili dei reati associazione per delinquere di tipo mafioso, associazione per delinquere aggravata dall’art. 7 - «aver agevolato le organizzazioni mafiose con la propria condotta» - turbata libertà degli incanti, frode nelle pubbliche forniture, corruzione e falso ideologico in atti pubblici, rapina ed estorsione, aggravate dal metodo mafioso. Contestualmente sono state sequestrate 54 aziende. In Calabria e a Roma, in Sicilia, in Campania e in Toscana; contestualmente sequestrati conti correnti, 38 immobili per 10 milioni.

leggi l'articolo completo