L’inverno del ’43 non stava trascorrendo poi così freddo e quel 20 febbraio c’era pure il sole a lambire i vicoli e accarezzare i tetti, magari fioco ma capace lo stesso di intorpidire piacevolmente i sensi.
Gioia non aveva ancora conosciuto l’orrore di una guerra che, per i più giovani, era poco più di un film al cinematografo. Da qualche tempo, sempre più spesso, capitava di poter vedere alcune “scene”, le più salienti, come in un moderno 3D. Direttamente, sicuri che il fronte si sarebbe mantenuto a debita distanza.
Si cercava quindi in fretta un’altura da dove scorgere le bombe che cadevano su Messina e le raffiche della contraerea di fronte parevano, agli occhi ingenui di quei bimbi, meglio dei “fuochi d’artificio” per il Santo.
Il “Mazzini”, giù per la discesa di “Giffuni”, era stato assorbito dall’Opera Nazionale Dopolavoro e Iacoi, il concessionario, apriva subito dopo pranzo per il primo spettacolo o «la prima recita» (così come veniva chiamata) che, di solito, iniziava entro le 15. Quel pomeriggio dava Luciano Serra pilota, un’altra pellicola di propaganda, con Amedeo Nazzari attore e Rossellini tra gli sceneggiatori, che raccontava le avventure di un intrepido della “Regia Aereonautica”.
Su quella seggiola, rapito insieme ai fratelli Pino e Vincenzo, “volava” tra i cieli anche Michele, allora quindicenne. Sembra di viverli, quei momenti, negli occhi luminosi dell’ingegnere Marino, classe ’27, mentre narra gli istanti che precedettero il tragico raid aereo degli Alleati di cui proprio oggi ricorre il 74. anniversario, che provocò morte (45 vittime) e distruzione.
Si parlò quasi subito di «sciagurato errore» per aver probabilmente scambiato i capannoni della segheria Caratozzolo, al quartiere Monacelli, per un deposito di armi. L’unica spiegazione “accettabile” visto che, in quel periodo, Gioia non poteva costituire obiettivo bellico essendo le linee di guerra ancora molto lontane, e non esistendo in zona impianti di carattere militare. Un’interpretazione che, ripetuta nel tempo, si cristallizzò come verità. Ma per Michele, rientrato a casa dopo una vita trascorsa a Torino con Gioia nel cuore, oltre ad essere falsa sarebbe priva di ogni logica.
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