Martedì dovrebbe essere il girono della ripresa del confronto tra Regione e Alitalia per capire come saranno i futuri rapporti tra l’ex compagnia di bandiera e Reggio e la Calabria. In quella sede saranno anche discussi i futuri orari dei voli dopo che la reintroduzione delle tratte ha comportato non pochi malumori visti i nuovi orari. Intanto, però, c’è da programmare il futuro dal momento che Alitalia ha deciso di tenere tutti col fiato sul collo garantendo i voli fino alla fine di maggio. Ma si deve ragionare anche sull’arrivo in riva allo Stretto di compagnie low-cost in grado di rendere appetibile lo scalo. Su questo il governatore sarà sentito dalla commissione Trasporti della Camera sempre martedì mattina. Lo ha annunciato il deputato di “Ap” Vincenzo Garofalo. «È necessario – prosegue Garofalo – andare ben oltre quantofatto fino a qui perché, come ho già avuto modo di sottolineare, il piano voli previsto, con orari che non consentono di partire e rientrare in giornata, condanna l’aeroporto di Reggio Calabria a una chiusura certa».
Ma la Regione ha intenzione di fare una piena operazione verità su quanto successo gli ultimi anni e, come ha detto l’assessore regionale Francesco Russo: «Gli oneri finanziari sopportati sono stati enormi anche risanando perdite di esercizio che, in qualche caso, risalivano ai bilanci del 2010 fino all’investimento di oltre 900 mila euro a gennaio 2017 per garantire la continuità dei servizi aeroportuali. La stessa Alitalia che, nello scalo reggino ha assunto nel tempo oltre 40 unità, non può pensare di scaricare sull’autonomie locali tutte le problematiche sui costi di gestione».
Inoltre per domani a Lamezia è prevista una importante riunione tra le organizzazioni sindacali e la Sacal circa la selezione del personale e su questo la Cgil ribadisce «la richiesta di presentazione preventiva del piano industriale propedeutico, come appare del tutto ovvio, a qualsiasi discussione di merito sull’organizzazione del lavoro. Del resto, come abbiamo già fatto notare, la mancata presentazione del piano industriale rappresenta, a nostro avviso, una grave limitazione alla nostra attività sindacale e una evidente discriminazione della stessa».(a.n.)
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