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Il suicidio di Maria Rita Logiudice scuote le coscienze

Il suicidio di Maria Rita Logiudice scuote le coscienze

Domenica scorsa a Reggio Calabria si è tolta la vita, lanciandosi da un balcone, giovane donna di 25 anni, laureata in Economia con il fardello di portare un cognome di ’ndrangheta. Maria Rita Logiudice, infatti, era nipote del boss pentito Nino Logiudice. Il procuratore antimafia, Federico Cafiero de Raho, ieri in Questura, ha fatto una riflessione a voce alta su questo episodio.

«Un fatto gravissimo, che deve toccare la coscienza di tutti – ha sottolineato – perchè credo che siamo tutti responsabili di fatti come questo, perchè se c’è una ragazza che si è fatta strada con onestà e caparbietà studiando e conseguendo con merito una laurea, che doveva essere lo strumento per sottrarsi alla propria famiglia di ’ndrangheta. Una persona come questa può segnare davvero il cambiamento della Calabria, perchè il cambiamento arriverà quando le cosche capiranno che l’onestà premia più della criminalità o della ricchezza. Perché l’etica dà una soddisfazione interiore che non ha pari. Ebbene noi avevamo una ragazza che aveva trovato una strada diversa dalla sua famiglia con lo studio e la cultura. Eppure – ha aggiunto con rammarico Cafiero de Raho – l’abbiamo persa perchè non abbiamo avuto la sensibilità di comprendere che ci sono momenti in cui tutti devono concorrere. Ho parlato con il prefetto, con il presidente della Corte d’Appello Luciano Gerardis, con don Luigi Ciotti, che era in lacrime al telefono, con padre Giovanni Ladiana... con tutti coloro che sono persone particolarmente sensibili per capire cosa fare. È un fatto gravissimo, perché se noi perdiamo queste occasioni per recuperare la libertà, l’onestà, l’etica, non abbiamo più nessuna speranza per il nostro futuro. Se diciamo ai ragazzi cambiate vita, e poi quando cambiano vita li isoliamo, li emarginiamo, non diamo loro nessun sostegno... perdiamo tutti. È certo che dobbiamo distinguere tra quelli che il titolo di studio lo prendono perchè poi devono essere funzionali alla loro cosca, quelli sì che vanno isolati e vanno emarginati. Ma se c’è qualcuno, come Maria Rita, che studia perchè vuole liberarsi dalla famiglia di ’ndrangheta, io credo che a questi dobbiamo dare il massimo sostegno, dovremmo avere esempi che si moltiplicano nel nostro futuro, e dobbiamo fare tutto il necessario – ha concluso Cafiero de Raho – perchè fatti di questo tipo non avvengano più».

Convocato il Cosp

Il prefetto Michele di Bari ha convocato per oggi un Comitato per l’Ordine e la Sicurezza Pubblica finalizzato ad attivare un focus sul disagio sociale che vivono alcuni giovani appartenenti a famiglie di ’ndrangheta. Lo scopo dell’incontro è quello di promuovere un’azione sinergica delle Istituzioni orientata a quei giovani che, vivendo in un contesto sociale particolare, hanno la voglia di riscattarsi da un modello di vita già segnato. In quest’ottica sarà incentrata l’attività intesa a favorire modalità operative coordinate a tutela e a sostegno di minori e giovani adulti che, desiderosi di un “cambiamento”, vivono situazioni di disagio e difficoltà per un’effettiva integrazione nella società civile.

La famiglia non ci sta

Una versione diversa dei fatti viene prospettata dal legale della famiglia Logiudice, l’avv. Renato Russo, il quale fa sapere che «i genitori respingono con fermezza le speculazioni sul presunto movente suicidiario che sarebbe da addebitare alla consapevolezza di dover convivere con il peso del cognome. I genitori e il fratello riferiscono che in Maria Rita era forte e sicura la consapevolezza della grave ingiustizia subita dalla sua famiglia nucleare derivata dalla condanna subita dal padre (non ancora definitiva). Il difetto di rendere universale anche nei confronti del padre e della sua famiglia addebiti altrui ha suscitato la viva opposizione di Maria Rita, che non ha sopportato il peso di una storia falsificata».

Intanto il pm Romano Gallo, su istanza presentata dall’avv. Renato Russo, ha rinviato i funerali della ragazza per consentire che vengano eseguiti ulteriori accertamenti, così come richiesto dalla famiglia, per fugare ogni dubbio sul fatto che Maria Rita possa essere stata indotta, a sua insaputa, ad assumere qualche sostanza.(p.g.)

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