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’Ndrine e scuola, una donna racconta il sistema dei bandi

’Ndrine e scuola, una donna racconta il sistema dei bandi

«Io ho partecipato ai vari bandi dall’anno 1999. Il mio era l’unico immobile dichiarato idoneo più volte dalla stessa Provincia; tuttavia sono state emesse diverse delibere avverso i miei interessi. Ho partecipato anche ai bandi del 2000, 2003 e 2004; si è verificata una cosa eclatante: c’è stata una delibera esecutiva a mio favore, a seguito della quale ho consegnato le chiavi dell’immobile giusto rituale verbale; la Provincia doveva fare i lavori per 253.000 euro e dispari, successivamente mi chiesero una risposta immediata su un importo di 600.000 euro, valore aumentato dall’ente non so per quali ragioni. Mi pare che loro non abbiano aspettato la risposta e abbiano fatto un altro bando nel 2004».

Si tratta di un passaggio di un verbale delle dichiarazioni rese agli investigatori nel corso dell’indagine “Euroscuola”, sfociata venerdì scorso nell’operazione eseguita dai carabinieri, dalla proprietaria di un immobile che ha partecipato a più bandi di gara per l’aggiudicazione dell’appalto relativo alla locazione di immobili da destinare a sede scolastica nel comune di Locri. Per come sottolineato nell’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip Nicolò Marino, gli inquirenti ritengono che le dichiarazioni della donna «ha, nella sua interezza, una valenza investigativa di altissimo livello».

Ripartendo dal bando del 2004, la donna racconta di aver partecipato insieme con altri due soggetti: «Siamo stati tutti e tre esclusi perché loro cercavano un immobile già costruito e il mio era l’unico pronto, C. non aveva ancora l’immobile costruito né il titolo di proprietà né l’autorizzazione del comune in quanto la zona non era dichiarata idonea per una scuola. Ho una dichiarazione del Comune che non li aveva autorizzati in primis a edificare; poi hanno chiesto la variazione non per scuola ma per uffici. Successivamente la Provincia è passata senza motivo alla trattativa privata, tra me e C., chiedendoci di fare una proposta entro determinati limiti di tempo».

Il racconto della donna, particolarmente dettagliato e vagliato con attenzione dagli inquirenti, si arricchisce di altri particolari sull’offerta del prezzo per la locazione dei locali “non superiore a 6.90 euro a metro quadro. Aggiungendo sul punto: «Concordammo il prezzo. Invece di mandarmi conferma mi mandarono la trattativa privata, gli ho abbassato un pochino il prezzo perché glielo avevo già comunicato per le vie brevi, e li misi in difficoltà perché il C. aveva proposto un prezzo superiore al mio. A C. venne chiesto di abbassare il prezzo proposto da lui, mentre a me non venne chiesto niente».

La signora presenterà ricorso che le viene rigettato: «Poi – racconta – avevo preso un altro avvocato di Reggio per questo fatto, ma dopo un po’ di giorni mi disse che non poteva più seguirmi perché doveva assumere un posto alla Provincia. Tra l’altro dopo un po’ di tempo un altro avvocato mi sconsigliò di proporre un ricorso al Consiglio di Stato».

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