"Con la Pasqua tutto cambia". Nella mattina di Pasqua il vescovo di Locri-Gerace mons. Francesco Oliva ha sintetizzato il messaggio di Pasqua, prima per i detenuti della Casa Circondariale e poi per i ricoverati presso l'Ospedale di Locri.
"Quello che accade è qualcosa di inaudito, di impensabile - ha detto nel penitenziario, dove ha celebrato con il cappellano don Crescenzio Demizio -. Sulla croce, proprio quando si manifestava i massimo della violenza, è apparsa la grandezza dell'amore di Dio, un amore che la morte non può distruggere. L'amore è più forte dell'odio e della violenza".
"La Pasqua di Gesù ci dice che ci sarà una pasqua anche per noi, che non è possibile accontentarsi di ciò che passa, che esiste una verità che si può conquistare, una giustizia ed un bene comune che si possono affermare, che esiste una bellezza da cercare, un amore che neppure la morte può mettere in discussione. Che è possibile una vita più vera e più umana già qui, sulla terra. Ch'è possibile lasciare dietro le spalle il nostro passato con i suoi errori e le sue cadute, con le sue scelte sbagliate e i fallimenti, con le sue incoerenze ed infedeltà".
Parole di speranza il vescovo le ha rivolte pure agli ammalati dell'Ospedale cittadino: "Sì, tutto può cambiare anche in questo luogo di cura. In questo ospedale dove la gente viene nella speranza di trovare le giuste cure, per recuperare la propria salute. Qui può incontrare una mano tesa o un cuore chiuso. Un volto sorridente ed accogliente o uno sguardo distratto e disinteressato. Qui l'ammalato può trovare il volto del samaritano che soccorre ed assegna il reparto ove essere curato o la fretta del sacerdote e del levita che hanno altrove la propria mente e preoccupazioni. Qui può essere Pasqua tutti i giorni. Qui deve essere pasqua tutti i giorni".
"La ragione è semplice: questo è il luogo dove è possibile passare dalla malattia alla guarigione, dal pericolo di morte alla cura favorevole. E allora - ha concluso il presule - facciamo sì, ciascuno per la sua parte, che sia pasqua per tutti coloro che a questo ospedale ricorrono per essere curati".