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Fallimento Sogas, la Procura presenta il conto: 10 indagati

Fallimento Sogas, la Procura presenta il conto: 10 indagati

La Sogas (società di gestione dell’Aeroporto dello Stretto) è fallita e la Procura della Repubblica di Reggio ha presentato il conto a 10 indagati. Lo scorso 13 aprile il procuratore Federico Cafiero de Raho ha messo la sua firma in calce all’avviso di conclusione indagini che sono state condotte dal pm Sara Amerio e dal procuratore aggiunto Gerardo Dominijanni.

Dopo avere esaminato gli atti oggetto delle indagini – anche a seguito dei numerosi esposti presentati dall’avvocato Aurelio Chizzoniti in cui veniva tratteggiata la mala gestio della società – secondo i magistrati inquirenti della Procura reggina dovranno rispondere in concorso del reato di false comunicazioni sociali in merito ai bilanci 2011, 2012 e 2013 della Sogas: l’ex presidente del Cda Carlo Alberto Porcino; il suo vice Vincenzo Calarco; l’ex consigliere provinciale Luca Maio (già indagato nell’inchiesta “Euro scuola”); l’avv. Antonio Barrile, ex capo di gabinetto del sindaco Arena; e ancora Tommaso Cotronei, Renato Antonelli, Giancarlo Filocamo, Giorgio Chiaula, Domenico Pensabene e Antonio Parente.

I magistrati ritengono, così come si legge nell’avviso di conclusione indagine, che « in concorso tra loro, ed in particolare Porcino, Calarco, Maio e Barrile nella qualità rispettivamente dì Presidente e di componenti del Consiglio di Amministrazione pro-tempore della Sogas Spa, nonché Antonelli, Filocamo e Pensasene, nella qualità di membri del Collegio sindacale di Sogas Spa, al fine di conseguire un ingiusto profitto per sé e per altri (derivante dal mantenimento in vita di una Società ormai decotta, con conseguente mantenimento in capo ai soggetti delle cariche ricoperte in seno alla società ed evitando una eventuale revoca della concessione della gestione aeroportuale), nel bilancio della società, consapevolmente esponevano fatti materiali rilevanti non rispondenti al vero ovvero omettevano fatti materiali rilevanti la cui comunicazione è imposta dalla legge sulla situazione economica, patrimoniale e finanziaria della società, in modo concretamente idoneo ad indurre altri in errore, esponendo proventi straordinari e relative contropartite patrimoniali...».

Una condotta, quella degli indagati, che i magistrati ritengono integri il reato che viene punito dalla legge con una pena variabile da uno a cinque anni di reclusione.

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