Solo 13 votanti (26 assenti) erano presenti nella riunione ma l’argomento è importante e costituisce un primo passo, dopo anni, per la tutela della legalità nella immensa area del Parco Nazionale dell’Aspromonte. È stato approvato dalla Comunità del Parco (37 Comuni insieme a Regione e Città metropolitana) la bozza di protocollo di legalità che adesso per avere efficacia dovrà essere ratificato dalla Prefettura. Dopo mesi di discussioni, passaggi con lo stesso Ufficio territoriale del Governo che ha fornito indicazioni operative al Parco e rivisitazioni la versione è stata deliberata a fine marzo scorso ma l’atto è stato pubblicato pochi giorni addietro. Appalti, pascoli e rispetto dell’ambiente e della biodiversità, ma anche la trasparenza sui contributi. Su questi tre pilastri si muove il protocollo che in gran parte si muove sulla stessa scia di quello sottoscritto poche settimane addietro dal Comune per la tutela degli appalti dai tentacoli delle cosche.
Ci è voluto tempo da quando il presidente del Parco, Giuseppe Bombino, è stato eletto ma il risultato è positivo. Soprattutto per disciplinare le attività dentro la vasta area dell’appennino dell’Aspromonte. Ecco in dettaglio quanto prevede il protocollo che ha durata di un anno dalla sottoscrizione salvo una proroga tacita dello stesso.
Appalti e ’ndrangheta
«La Stazione Appaltante s’impegna ad acquisire le informazioni antimafia per gli appalti e le concessioni di lavori pubblici di importo pari o superiore a 150 mila euro, per i subcontratti di lavori, forniture e servizi di importo pari o superiore a 50.000. La documentazione antimafia è acquisita esclusivamente attraverso la consultazione della Banca Dati Nazionale Unica. La Stazione appaltante s’impegna ad acquisire l’espressa accettazione, da parte di ciascuna società o impresa cui intenderà affidare l'esecuzione dei lavori o di cui intenderà avvalersi per l'affidamento di servizi o la fornitura di materiali, dell’obbligo di denunciare all’Autorità Giudiziaria o agli Organi di Polizia e di segnalare alla Prefettura qualsiasi tentativo di interferenza illecita, in qualsiasi forma esso si manifesti».
Pascolo e “vacche sacre”
«Ciascuno degli Enti locali sottoscrittori, per quanto di competenza, verificherà la corretta fruizione del territorio in ossequio alla zonazione prevista dal Piano per il Parco, con particolare attenzione alla zona A e concederà l’utilizzo di specifiche aree territoriali a qualunque titolo (ivi inclusa la fida pascolo) solo nei confronti di soggetti per i quali, previ adeguati controlli, saranno risultati negativi il certificato dei carichi pendenti, il certificato del casellario giudiziale e la certificazione antimafia». I controlli saranno eseguiti con cadenza annuale e il concessionario dovrà accettare il protocollo. L’Ente locale, una volta concessa la fida pascolo, dovrà accertare che il richiedente, entro 20 giorni dal rilascio dell’autorizzazione, abbia provveduto a comunicare all’Asp di riferimento i terreni sui quali il bestiame dovrà pascolare ed i numero di capi. «I concessionari – si legge ancora – non potranno concedere a terzi la titolarità o l’utilizzo totale e/o parziale del bene concesso e dovranno denunciare immediatamente all’autorità giudiziaria o a quella di pg ogni illecita richiesta di denaro o altra utilità ovvero offerta di protezione o estorsione di qualsiasi natura che venga avanzata nei propri confronti o di propri familiari».
Tutela dei terreni
«La concessione in proprietà dei terreni degli enti locali ricadenti in area Parco, ovvero la concessione di diritti reali sui predetti immobili, dovrà essere preceduta da una comunicazione nei confronti dell’Epna ai fini dell’eventuale esercizio del diritto di prelazione. Gli stessi enti dovranno comunicare al Parco le eventuali illegittimità rilevate; ciascun Ente locale sottoscrittore, per quanto di competenza, curerà che vengano portate ad esecuzione le ordinanze di demolizione, quale momento di affermazione e di educazione alla legalità, nonché allo scopo precipuo di ripristinare lo status quo ante, nel preminente interesse della integrità del territorio e della biodiversità. L’Ente locale provvederà a comunicare al Parco l’avvio dei lavori di demolizione. Laddove il Comune interessato non fosse nelle condizioni di procedere alla dovuta demolizione ed al ripristino dello status quo, ne darà comunicazione al Parco che provvederà in via autonoma nel preminente interesse di tutela dell’ambiente e della biodiversità».(a.n.)